Billy Cobhan



album in pagina:

- Spectrum
-
Crosswind




ha collaborato in:

- A Tribute To Jack Johnson
- Big Fun
- Circle In The Round
- Directions
- Get Up With It
- Live-Evil

  (Miles Davis)

- Passion
  (Peter Gabriel)

- Between Nothingness And Eternity
- Birds Of Fire
- The Inner Mountain Flame
- Visions Of The Emerald Beyond

  (Mahavishnu Orchestra)

- Electric Guitarists
- My Goals Beyond

  (John McLaughlin)

- Fly With The Wind
  (McCoy Tyner)



Difficile dimenticarsene, sopratutto ora, in un momento in cui il jazz è tollerato e, forse, tollera esperimenti semiartistici. Essere non-allineati o, ancora meglio, non sposare il conformismo (che è conformismo, questa volta sì, intollerabile) è un pregio; un difetto per una parte della specializzata. Conformarsi, quindi: seguire l'onda come un surf sull'oceano, travolge l'uomo (che dall'Illuminismo si è convinto di essere il più forte di tutti: anche della stessa natura) e la tavola (che avrà la meno peggio).

Questione Billy Cobham. Siamo onesti: i ritocchini alla sua carriera sono stati millimetrati; spostamenti adeguati ma non sempre all'altezza; come si dice in lingua giornalistica "polically correct"; quasi un avvicinamento al jazz-system ma senza incutere entusiasmi o isterismi da rockettari on the road. La carrozzeria, alla macchina sino ad allora rombante, andavano fatti, e come si conviene ai grandi. Insomma erano ormai doverosi ma non obbligatori. Cobham ha navigato l'Europa facendo suo un assioma, a maggior ragione in questi ultimi anni, che è divenuto nel 1999 il titolo di un cd di Horace Silver:
Jazz... Has... A Sense Of Humor. Il che non significa essere ridancianti e tambureggiare come un folk musician di tarantella; piuttosto possedere quel senso accattivante di non prendersi troppo sul serio, proprio come fa il nostro in Noth By North West, cd piccantissimo, sentito, vibrante e sconfinato che si rivela un prodotto genuino capace di ritrattare la storia (seppur senza essere revisionista) con l'obiettivo di farsi largo e trovare un cantuccio che sia ancora dei fans di Billy. Una storia, però, del tutto personale.

E' giusto: Cobham non può essere dimenticato e a dire il vero nessuno ci ha mai pensato. Le cromature della sua batteria, a volte, sono sembrate un pochino opacizzate, si avvertiva la stanchezza della delusione e la pesantezza di un vivere senza gli stimoli giusti. Accade a molti, anche a John Coltrane o Charlie Parker. L'ultima volta che incontrammo Cobham ci era sembrato particolarmente abbattuto: il guerriero al quale ci avevano abituato la stampa estera, i concerti andrenalinici, le rarità lanciate sui tamburi, come barattoli di note catapultati da non si sa dove, aveva abbassato lo scudo. Ma la lancia non era spuntata e le bacchette erano lì dietro, nuovamente pronte a consumare il rullante. Cobham è risorto, senza alcun materialismo, senza alcuna tentazione di accontentare, senza cedimenti. Cobham è più forte che mai. Certo la Mahavishnu chi la potrà mai dimenticare?
Birds Of Fire, Open Country Joy, Wings Of Karma, Meeting Of The Spirits; la lucente alla dell'Orchestra risplende sempre e ovunque. Basta il nome di John McLaughlin, il chitarrista anglosassone che ora si è votato in India e al misticismo dei suonatori di Bombay: in Remember Shakti (il disco è stato pubblicato su etichetta Verve) dialoga con Zakir Hussain, Aziz, Shankar Mahadevan, Taufiq Qureshi. Ma anch'egli quando infila il jack nella chitarra elettrica è tutt'altra cosa. Un po' ne sentiamo la mancanza.

Anche Cobham ha vissuto una sua mutazione, e se ne sono accorti sopratutto gli addetti ai lavori (ma anche chi è rimasto legato al Billy figlio del tuono), quelli della Rhino, che gli ha da poco dedicato una collection nuova di zecca. Doveroso e sapiente impegno commerciale. La carriera di Billy ha ripreso quota e lui, un dio nero come la pece, capace di essere e non essere un jazzista; di scavalcare la musica afroamericana per mischiarla alla fusion; di suonare il blues e di saltellare nei ritmi del rock, si è forse ricreduto su alcune sue convinzioni. Poco tempo fa Cobham aveva estasiato immense platee di aficionados con il progetto
The Art Of 3 (con Ron Carter al contrabasso e Kenny Barron al pianoforte): a Napoli aveva raccolto 2000 appassionati: a La Spezia 1090. Ha visitato l'Italia e l'Europa, in questi ultimi mesi, con The Art Of 4: del gruppo, con il tandem supercollaudato Cobham-Carter (quest'ultimo già con lui ai tempi di Spectrum nel 1973), fanno parte anche James Williams (che fu caldeggiato al batterista da Orrin Keepnews) e Donald Harrison al sax alto.

Francia, Austria, Italia, Belgio, Spagna, Israele, Russia e Finlandia lo hanno accolto bruciate dalla curiosità: l'alone degli anni settanta si fa sentire; è un passato che pulsa (o si vorrebbe lo potesse fare) anche nel presente. Cobham non è più quello di una volta: in realtà non vuole liberarsi di un'eredità ingombrante, sensazionalistica quanto volete e in parte anche pesante da sopportare, ma trovare una via di fuga dalle etichette (batterista, solo ed esclusivamente, di Jazz-rock?) e dalla insensatezza delle regole della commercializzazione. Legare uil proprio nome ad uno stile (il jazz-rock: quale scoperta per il pubblico italiano, e non solo) è a volte una condanna. Ma per il pubblico il tempo sembra non esistere: passato e futuro si sommano nel presente e in questo luogo della memoria, perchè si fa specchio e contenitore di cose che spesso non si riprodurranno mai e di esperienze che, invece, potranno essere rivissute, si perseguita il godimento del piacere provato anni e anni fa.

Chi ha amato Cobham della Mahavishnu (proprio quella con Jan Hammer, Jerry Goodman e Rick Laird) amerà anche questo cd acustico, adamantino, inserito in un filone jazzistico confidenziale, certo non sempre (ed è un bene) canonico, ma lineare, schietto, quasi provocatoriamente disinibito dal tempo in cui si trova ad essere suonato. Non è il Billy di Miles Davis e neppure quello di Horace Silver: non è quello di Ray Barreto, George Duke o John Scofield; tantomeno quello della band di Gil Evans. E', finalmente, un Cobham pronto alla personificazione di se stesso, il che non significa cancellare tutto ciò che è stato fatto ma neppure simulare una musica che vada in quella direzione. E' un artista poliformo, poliglotta, polifunzionale. Ma anche capace di sintesi e, sopratutto, in grado di dire le stesse cose di sempre con una comunicatività diversa.

Il musicista di Panama (dove nasce il 16 maggio del 1944) è stato un rivoluzionario: con presa musicologica (e una predisposizione all'approfondimento etnico) ha messo in ordine in un mondo improvvisativo (e inventivo) dove i preconcetti e il preconfezionato a tratti venivano spacciati come il nuovo del nuovo. Al jazz-rock deve molto, lo sappiamo un po' tutti: almeno dal 1969 quando con Michael e Randy Brecker (i fratelli supertecnologici che ultimamente, sopratutto il primo, hanno optato per un dietrofront nelle loro preferenze musicali prima maniera) decise di fondare il gruppo Dreams. Solo un anno dopo, nel 1970 (e ci rimarrà sino al 1973), sarà il rhytm-man della Mahavishnu Orchestra: efficace, debordante, scaltro nell'utilizzo dei nuovi ritrovati elettronici. Cobham aprirà la strada ad un mondo fatto di poliritmie e tempi dispari. Unirà l'eccentricità tipica del ricercatore e dell'innovatore alle basi fornite dalla tradizione africana: con cui la batteria diviene una jazz-machine infallibile ma anche un toy-instrument nel quale si uniranno, in contio incontro-scontro, le voglie di esibizionismo virtuosistico così ben soppesato da risultare sempre originale e mai approssimativo. Inutile chiedersi dove mai saranno andati gli effetti eco, i phasin e i sequenziatori: forse si stava esagerando e ci si è fermati in tempo. Tuttavia non ci crediamo e i risultati ottenuti in quell'epoca - d'oro come gli anni cinquanta e sessanta - ci danno ragione.

I break di Cobham circolano ancora nella mente di chi si trovava a venerare, nei concerti, la potenza e il rigore di un uomo che non sembrava appartenesse alla semplice categoria dei musicisti jazz, forse per la prepotente ricerca che riusciva così ordinatamente a coniugare il senso improvvisativo al ragionamento razionale e pragmatico. In quei tonfi premeditati c'era tutta la programmaticità di chi sa dove andare e come andarci senza dare l'impressione di aver studiato a tavolino. La sua arte non era circoscritta ad un repertorio ormai spremuto, piuttosto si reinventava di volta in volta come se fosse un inno alla sovrabbondanza e alla non fine dell'arte. La combinazione rullante-grancassa-piatti ha travolto intere generazioni: era veloce (ma lo è ancor oggi) e questa sua qualità ringalluzziva anche i meno attenti o i meno fiduciosi.

La sua serietà artistica ci ha stupito e ci stupisce tutt'ota.
Noth By North West è un affondo nel mondo di Cobham: c'è grinta (la stessa di tanto tempo fa; quella di Crosswind, Total Eclipse o You've Got A Friend), entusiasmo, senso dell'equilibrio, passione smisurata per la composizione, arditezze ritmiche e, ciliegina sulla torta, flussi armonici ponderati alla luce della nuova giovinezza. Il Cobham di oggi va ascoltato con orecchie diverse ma, nel profondo, apprezzato anche per la capacità di non dimenticare ciò che è stato. Ecco la riflessione di fondo con la quale ci dobbiamo confrontare: l'artista ci dimostra che ciò che ha creato trent'anni or sono lo si può veicolare verso forme nuove, unplugged (senza spina, diremmo) ma non per questo meno efficaci. Il Cobham degli anni 2000 ci sorprende ancora per la testardaggine e l'entusiasmo; per aver saputo credere in una musica tutta sua che conciliasse con raffinatezza l'accordatura dei suoi tom-tom (dal suono secco, quasi quanto quello dei bambù, ma nello stesso tempo caldo e sensuale) alla nuova missione della sua musica. Le rullate, quelle che aveva appreso da Tony Williams, non son più una costante ed è giusto che non lo siano, così come il piatto cinese al quale aveva dato popolarità e ridondanza. (...)

Davide Ielmini da Jazz It n° 7 novembre 2001


- Spectrum
(1973) Atlantic k 40506 - vinile

1. Quadrant 4
a) Searching For The Right Door - b) Spectrum - c) Anxiety - d) Tautrian Matador
2. Straus
a) To The Women In My Life - b) Le Lis - c) Snoopy's Search - d) Red Baron

Musicians:
Billy Cobhan, Tommy Bolin, Jan Hammer, Lee Sklar, Joe Farrell, Jimmy Owens, John Tropea,
Ron Carter, Ray Barreto


Produced by William E. Cobham
Recorded at Electric Lady Studios, New York City
Engineering by Ken Scott
Cover painting by Jeff Snider

- Crosswind
(1974) Atlantic k 50037 - vinile

1. Spanish Moss " A Sound Portrait" 17.08
a) Spanish Moss - b) Savannah The Sirene - c) Storm - d) Flash Flood
2. The Pleasant Pheasant 5.11 - 3. Heather 8.25 - 4. Crosswind 3.39

Musicians:
Billy Cobhan, John Abercrombie, Michael Brecker, Randy Brecker, Garnett Brown, George Duke, Lee Pastora, John Williams


Produced by William E. Cobham
Recorded at Electric Lady Studios, New York City
Engineering by Ken Scott
Cover photo by Billy Cobham