McCoy Tyner



album in pagina

- Echoes Of A Friend
- Fly With The Wind
- Sahara
- Song For My Lady
- Atlantis
- Sama Layuca



collabora in:

- Afro Blue Impression
- Transition
- My Favorite Things
- A Love Supreme
- Crescent

  (John Coltrane)

- Juju
  (Wayne Shorter)




Il quartetto di John Coltrane nacque con Steve Khun al piano, Steve Davis al contrabasso e Pete La Roca alla batteria, ma presto Alfred McCoy Tyner sostituitì Kuhn e, dopo una breve parentesi con Billy Higgins, il batterista fu Elvin Jones. Anche Steve Davis, più tardi, cedette il posto a Jimmy Garrison, per la difficoltà di lottare contro la prepotenza sonora di Jones.

Steve Kuhn ricorda questo episodio con evidente dispiacerem ma riconosce che si era trovato spesso in vera e propria gara con il grande sassofonista, mentre McCoy Tyner si era subito adattato ai disegni di Coltrane, uscendo persino di scena quando gli si chiedeva.

Da notare che Kuhn potrebbe comodamente perseguire una carriera di concertista classico: possiede l'orecchio assoluto e cerca di concigliare gli opposti, cioè Bill Evans e Cecil Taylor. All'epoca Tyner aveva ventun anni e si era allontanato dagli studi accademici preferendo la pratica giornaliera dell'improvvisazione, sentendo un senso di soggezione nei confronti del maestro Coltrane.

McCoy Tyner nacque l'11 dicembre 1938 e cominciò, con riluttanza, a prendere lezioni di piano a tredici anni: a quindici però la musica divenne la cosa più importante della sua vita ed egli entrò a far parte dell'ambiente jazzistico della sua città natale, Filadelfia che, in quel periodo, era una fucina di giovani musicisti di talento, da Jimmy Heath a Lee Morgan, Benny Golson, Henry Grimes, Reggie Workman, e così via.

Tyner conobbe Coltrane a diciassette anni, mentre il sassofonista faceva parte del quintetto di Miles Davis; e ricevette allora la promessa di fare parte del suo gruppo in futuro.

Ma, dopo il lavoro con il leader di Filadelfia Calvin Massey, la prima offerta di risonanza internazionale la ricevette da Benny Golson ed Art Farmer che lo vollero nel loro Jazztet, uno dei più bei gruppi degli anni Sessanta, di cui tuttavia è attualmente impossibile trovare anche un solo disco, per lo meno in Italia.

Tyner non restò a lungo con Golson e Farmer, semplicemente perchè Coltrane lo chiamò con sè. Abbandonò il gruppo con un po' di rimorso, e raggiunse il grande sassofonista, che aveva già inciso un brano del giovane pianista.
The Believer, ed era evidentemente interessato alla sua abilità di armonizzare "modale" proseguendo sulle strade che Bill Evans aveva tracciato in Kind Of Blue, suonando però con una potenza sconosciuta alla maggior parte dei pianisti.

Una delle caratteristiche del complesso che Coltrane voleva creare era l'ampio volume del suono: tutte le sue scelte erano dirette a soddisfare questa esigenza. Ovviamente, non il volume artificioso dato dall'elettricità, ma quello ottenuto suonando con tutta la propria energia. Questo può fare a pensare a Cecil Taylor, ma le incisioni realizzate con quest'ultimo pianista non interessarono il sassofonista proprio perchè, in realtà, Coltrane voleva un pianista che armonizzasse in maniera nuova, ma con una concezione dell'uso del piano nel senso più classico del jazz moderno.

Tyner era l'uomo giusto: <<Mi chiamavano Buk Monk>>, ha ricordato questi, sorridendo.

Vale la pena di ricordare un famoso giudizio di lui da Coltrane alla fine del secondo anno della loro collaborazione, quando cioè il pianista venne invitato ad incidere il suo primo disco: <<Innanzi tutto c'è la sua inventiva melodica, ed accanto a questa la chiarezza delle sue idee. Inoltre egli possiede un suono molto personale; a causa poi dei frammenti di modo che usa e della maniera con la quale li dispone, questo suono è molto più brillante di quanto ci si potrebbe aspettare dai tipi di accordi che suona. Ancora, McCoy ha un senso della forma eccezionalmente sviluppato, sia come solista che come accompagnatore. Immutabilmente, nel nostro gruppo, egli prende il tema e costruisce la sua propria struttura per esso. In breve, egli è sempre alla ricerca del più personale modo di esprimere se stesso. Non cade in niente di convenzionale. E, infine, McCoy ha gusto. Egli può prendere qualsiasi cosa, non importa quanto insolita o bizzarra, e farla apparire bella>>.

Verrebbe da aggiungere"amen"; osserviamo però da vicino la prima opera dell'allora ventitrenne pianista.

Il suo primo disco si intitola
Inception. Questo è anche il titolo del primo brano, che è di sua composizione al pari di Blues For Gwen, Sunset, ed Effendi, ai quali aggiunge la sua personale visione di No Greater Love e Speak Low.

Una stimolante curiosità si può notare confrontando questo primo lavoro di Tyner all'opera del pianista del momento (1962), Bill Evans. Quest'ultimo sta proprio allora preparando quella specie di Finnegan's Wake del piano moderno che è
Conversation With Myself, in cui sovrappone per tre volte il suo stesso piano. L'accostamento al romanzo di James Joyce mi viene spontaneo perchè trovo Conversation With Myself, così eccezionale e "mostruoso" da riuscire inascoltabile... Non che questa sia un'opinione diffusa, anzi questo disco vinse il Grammy, in particolare per N.Y.C's No Lark (anagramma del nome del grande pianista Sonny Clark, morto a soli trent'anni), in cui Evans suona fondamentalmente sulla scala di do maggiore, ma a partire da La, poi da Re, da Do, da Fa, da Si per poi ritornare al La. Il tutto senza misure prestabilite, ma seguendo ad libitum i vari modi relativi: eolico, dorico, ionio, lidio e locria.

Questo, al momento in cui nasce
Inception, ma, se si accosta l'opera di Tyner a New Jazz Conception (primo disco di Evans), si possono notare la maggiore lunghezza dei brani, che per il più anziano pianista sono undici, la coincidenza dello stesso standard (Speak Low) e la stessa qualità di manifesto. E cioè il blues e lo standard personalizzati ma considerati inalienabile erededità del musicista jazz, e gli "originali" intesi nel più importante e più autentico dei significati: cioè, come costruzione di strutture in cui realizzare il proprio lessico allo stato puro.

Si noti che, in
Sunset, Tyner sembra porgere un tributo proprio a Evans, ma il tono della ballata non è lirico e sensuale, ma contiene in embrione quel "concertismo pastorale" che esploderà in Sahara, quasi venti anni dopo.

L'accoglienza del primo disco inciso sotto suo nome da McCoy non fu delle migliori. Anzi, il giudizio negativo è quasi unanime: <<... lontano da Coltrane - fu scritto - la sua arte perde molto della sua necessità, anche se non abbandona nessuna delle sue virtù...>>.

Questa opinione di Alain Gerber coincide con quella di un Gordon Beck o di un Joachim Kuhn e di una lunga serie di studiosi e di musicisti, ma è basata in parte su di un equivoco e cioè sulla supposizione che Tyner, incidendo sotto il suo nome, volesse ricreare il clima espressivo dei suoi soli nel quartetto del sassofonista. Non è così: Tyner nei suoi primi dischi per l'Impulse vuole liquidare l'eredità ricevuta dai vari Bud Powell, Art Tatum, Thelonius Monk, Bill Evans, ecc, inserendo in questa eredità il proprio contributo, come del resto afferma esplicitamente il suo secondo album,
Reaching Fourth. Il quale è sensibilmente superiore al primo anche per la semplice ragione che Tyner è in peno sviluppo ed è passato più di un anno dalla registrazione del primo disco.

Ancora i suoi compagni sono eccellenti: il bassista Henry Grimes ed il batterista Roy Haynes, ed il repertorio ha lo stesso aspetto programmatico del primo lavoro:
Reaching Fourth, appunto, costruito sull'intervallo di quarta che è la base delle armonizzazioni di Evans e che Tyner porterà fino alle estreme conseguenze nel campo del jazz modale. E Blue Back, che è chiaramente la pietra sulla quale Chick Corea ha costruito quel capolavoro che è Matrix. Tyner inizia questo blues con un tema quasi gospel o funky, ma lo sviluppo dell'improvvisazione gradualmente fa emergere i connotati stilistici più propri del pianista. Lo stesso discorso va fatto per gli standards Satin Doll nell'album Nights Of Ballads & Blues e Autumn Leaves in Today & Tomorrow, che sono delle occasioni splendide per compiere un autentico viaggio dal jazz classico alle sue soluzioni innovatrici.

Tutto sommato, il periodo dell'Impulse (e, quindi, fino a quando il pianista suona con Coltrane) non ci dà, però, l'esatta misura della statura di questo musicista.

Serve a limitarlo il tentativo di farlo passare per un coltraltare di Bill Evans, così come lo limita il desiderio dell'ascoltatore di ritrovare il pianista che ha amato nel quartetto di Coltrane. Tyner non può prendere una canzonetta di Natale e darle un significato espressivo come fa Bill Evans, che ha un fortissimo bagaglio da interprete classico: Tyner ha bisogno del suo materiale. Nè Tyner va ristretto al ruolo giocato con Coltrane perchè, in quel contesto, lui è apportatore di serenità, moderazione e tradizione, che fanno da giusto contrasto all'isterica passione del grande sassofonista.

E' proprio per questo che Coltrane ha rifiutato Cecil Taylor e Steve Khun: il pianista deve essere la madre terra alla quale ritorna quando ne ha bisogno.

E' nel momento in cui lascia il grande sassofonista e l'Impulse, che Tyner riesce a realizzare la prima e più perfetta immagine di se stesso, ciò che accade nel disco
The Real McCoy Tyner, inciso per la Blue Note.

I compagni sono splendidi, da Elvin Jones a Ron Carter (allora bassista di Davis) a Joe Henderson, sassofonista sommo. I temi, tutti composti dal pianista, sono cinque ed illustrano perfettamente il lessico su cui sempre di più egli concentrerà i suoi sforzi.
Passion Dance ha una frase base che è veramente un gioiello lessicale per un musicologo, in quanto rovescia la triade di Fa maggiore ed apre l'accordo ad intervalli di quarta Fa/Sib/Mib. La struttura del branoè di 32 misure, ma l'improvvisazione è modale sul solo accordo di Fa settima.

Una cosa del tutto simile sta facendo Paul Bley (ex leader del quartetto di Ornette Coleman) nel suo trio con Gary Peacock, ma il lessico di Bley è ancora intriso di blues parkeriano, mentre Tyner radicalizza il sistema coltraniano codificando l'uso della scala pentatonica nell'ambito di un accordo. Cioè, invece delle sette note della scala relativa, ne usa solo cinque, eliminando i semi toni.

(...) Anche
Contemplation, in 3/4, costruito sulla più semplice delle progressioni armoniche (I/VI/V della tonalità minore), è un'occasione per questo lessico; infatti la modulazione è lenta: otto misure in minore (tonica), quattro in maggiore (VI grado) e quattro sulla settima (V grado).

Gli altri brani sono quasi una rivisitazione dei contesti più classici; è da notare che
Search For Peace è il tema di Tyner più suonato (è stato inciso recentmente anche dalla cantante Flora Purim e dall'eccellente pianista Joanne Brackeen). E' una ballata di 32 misure dalla forma AABA, e ciò la dice lunga sul gusto della forma del pianista: c'è sempre una struttura precisa all'interno della quale la sua libertà è illimitata. Ciò appare ancora chiaro nei due dischi che seguono: il primo, Tender Moments, in "nonetto", ed il secondo Time For Tyner, con brani in quartetto, in trio, in assolo.

Il pianista ha scoperto in pieno se stesso: la maestosità dei suoi accordi, l'orogine africana o, comunque, le sue improvvisazioni panmodali, il gusto di danzare in velocissimi sedicesimi insieme al batterista su dei rifs possenti declamati dalla sinistra... Ma la critica ed il pubblico non sono di questo parere. Gli si rimprovera di proporre una stanca versione del quartetto storico, di essere forma senza amore, e così via. In realtà, questi discorsi si mangiano la coda: Tyner è grande nel periodo Blue Note così come nel fortunato periodo che seguirà nella Millestone, ma il lavoro gli manca ed altri pianisti, come Herbie Hancock, Chick Corea e Keith Jarrett (partiti all'ombra sua e di Evans), stanno proponendo opere stimolanti. Il periodo di crisi tocca veramente il fondo: Tyner si chiede se non è il caso di trovarsi un posto come autista...

Ma il tunnell sta per finire; la sua fine coincide con l'entrata di Tyner nella nuova casa discografica - la Millestone - e la realizzazione di
Sahara: il solito disco di Tyner intento a cantare l'immensità dell'Africa ed i suoi affetti di uomo. I compagni sono tre giovani dalla carica eccezionale: Sonny Fortune ai sassofoni ed al flauto, Calvin Hill al contrabasso ed Alphonze Mounzon alla batteria. Questa volta il pubblico e la critica hanno una reazione entusiastica. Siamo nel 1972; probabilmente al ritrovamento di Tyner concorre la corsa all'elettricità degli artisti più giovani, ma è anche vero che nei tre dischi che portano la data di quell'anno (gli altri sono Song For My Lady ed Echoes Of A Friend) c'è un entusiasmo nuovo, ed il suo titanismo beethovaniano raggiunge alcune delle sue vette.

Che il linguaggio che appare in questi dischi fosse già messo a punto da qualche anno è però dimostrato dalla lunga serie di inediti che sta pubblicando regolarmente la Blue Note.

In
Asante, Expansion, Extension e Cosmos sono infatti presenti tutti gli stilemi che hanno fatto il successo di Tyner negli anni seguenti, così come il desiderio poetico di essere una sorta di Prometeo della gente nera, che opportune note di copertina sottolineano. Manca, indubbiamente, la carica convincente che si ottiene con il successo...

A questo punto è interessante riferire l'opinione del pianista Cedar Walton, che ha sostenuto che la musica di Tyner, nel 1972, passa al night club alla sala da concerto. Giudizio che appare indubbiamente azzeccato ascoltando il piano solo di
A Prayer For My Family (in Sahara), dove l'improvvisazione è il solo legame che resta con il jazz. Ma di puro concertismo si dovrà parlare in Echoes Of A Friend, dove Tyner richiama alla mente alcune opere di piano solo della scuola russa contemporanea come Sergei Prokofiev.

Il disco è ben congegnato, con un lato dedicato all'eredità coltraniana e l'altro che presenta nuove composizioni (ma il clima non differisce): il pianista valica tranquillamente il tabù ritmico del jazz per scrivere delle vere e proprie sonatine per piano solo.

Accanto a questa attività, Tyner, che ormai riceve consensi dappertutto, riprende un lavoro di orchestratore che ha il primo passo in
Tender Moments della Blue Note, ma che si può far risalire anche al brano Three Flowers inciso per l'Impulse e inserito nell'Lp Today & Tomorrow.

Come orchestratore Tyner ha obiettivi molto semplici: egli affida i suoi accordi ad un gruppo di strumenti a fiato o a corda, e la sua musica rimane perfettamente uguale a se stessa. Gli si potrebbe avvicinare Herbie Hancock, ma quest'ultimo è di gran lunga più sofisticato armonicamente con le sue sovrapposizioni ed i suoi indefinibili frammenti di modo, mentre Tyner sembra sempre di più volere rafforzare il credo che la musica sia folk. Opere come
Song For A New World, Sama Layuca, Fly With The Wind e Focal Point sono piacevolissime, a volte divulgative, e non aggiungono niente alla registrazione dal vivo del suo concerto a Montreaux nel 1973, intitolato Enlightenment. Qui il pianista, in una formazione che non può che ricordare quella di Coltrane, raggiunge a mio avviso il punto più alto della sua straordinaria creatività attuale. I suoi compagni sono ancora giovanissimi: Azar Lawrence ai sassofoni e Joony Booth al basso e, ancora Alphonze Mounzon alla batteria toccano appena i sessanta minuti in tre, ma la loro carica è il segreto di una serata indimenticabile.

La perdita di Alphonze Mounzon (anche lui affascinato dai soldi facili di Bill Cobham & C) sarà rimediata con l'inserzione nel gruppo di un batterista ed un percussionista; ed è così che ascoltano il complesso gli appassionati italiani. Ma la formula sembra sconfinare in manierismo; forse per questo, dopo
Atlantis che costituisce la testimonianza del quintetto dal vivo, Tyner ritorna al trio. Anzi, al triumvirato, visto che in Trident gli altri due sono Ron Carter al basso ed Elvin Jones alla batteria. Da notare la riapparizione degli standards: dopo il periodo Impulse, Tyner aveva quasi del tutto abbandonato gli standards, eccezione fatta per l'album Time For Tyner, mentre in Song For My Lady figurava un The Night Has Thousand Eyes assolutamente assoggettata alle leggi armoniche del pianista.

Lo stesso desiderio di spazio "oceanico", Tyner lo immette nella ellingtoniana
In A Sentimental Mood e in My One And Only Love in duo con Azar Lawrence (lontanissima dalla versione del quartetto di Coltrane con Johnny Hartman).

La verità è che la ballata, per Tyner, non è un momento lirico ed intimo, ma canto solenne e religioso. In questo il pianista è curiosamente vicino a Dollar Brand, che sosteneva che le parole di
How Deep Is The Ocean non lo facevano pensare ad una donna, ma ad un'entità divina. (Le implicazioni mitiche e psicanalitiche le lasciamo al lettore...).

Resta il fatto che, in
Trident, lo standard non è più estremamente personalizzato, ma appare quasi come un recupero di una visione jazzistica che era propria del Tyner ventenne; tuttavia il pianista, ormai sicuro dei propri mezzi, non cade nell'errore di buttare là un Days Of Wine & Roses senza coinvolgere se stesso, e nella bellissima Once I Loved trasforma la pacata tristezza di Joao Gilberto e Antonio Carlos Jobim in una elegia prometeica. Un Prometeo tornato presso la sua gente, che guarda serenamente al suo passato tormentato.

Ultima interessante fatica è ancora un'avventura in trio, anzi una doppia avventura;
Supertrios, un doppio album che sembra voler definire la questione se Tyner è grande anche in questo contesto.

L'idea (sollecitata probabilmente dalla riuscita di
Trident) è di metterlo insieme alle sezioni ritmiche dei due pianisti che hanno impedito negli anni Settanta il pieno riconoscimento della sua arte, e cioè Bill Evans e Herbie Hancock. Ma Tyner fallisce parzialmente l'impresa, sia pure da quel gigante che è.

E questo perchè il suo lessico non presuppone un dialogo con un bassista; anzi, la sua mano sinistra, incredibilmente eloquente e sonora, obbliga il bassista a doppiarla, e nonostante la buona volontà di Eddie Gomez e Jack De Jonette di farlo calare di volume e di portarlo fuori dal "piano accompagnato", egli ristabilisce lo stesso clima sonoro che ha con i più energici Ron Carter e Tony Williams. Con il risultato che l'ascoltatore finisce purtroppo per desiderare, ancora una volta, che appaia il suono di John Coltrane (o anche di Sonny Fortune) ad illuminare le montagne costruite dal genio pianistico di McCoy Tyner.

Nino De Rose da Musica Jazz n° 1 gennaio 1978


- Echoes Of A Friend
(1972) Millestone hbs 6049 - vinile

1. Naima (John Coltrane) 6.34 - 2. Promise (John Coltrane) 6.10 - 3. My Favorite Things (Rodgers - Hammerstein) 8.38 - 4. The Discovery (M. Tyner) 17.32 - 5. Folks (M. Tyner) 7.39

McCoy Tyner solo


Produced by Tetsuya Shimoda
Recorded at Victor Studios, Tokyo, Japan; on November 11, 1972
Engineering by Tamaki Bekku





- Fly With The Wind
(1976) Millestone m 9067 - vinile

1. Fly With The Wind 8.27 - 2. Salvadore de Samba 12.12 - 3. Beyond The Sun 5.31 - 4. You Stepped Out Of A Dream 6.42 - 5. Rolem 5.42

Musicians:
McCoy Tyner,
Billy Cobhan, Ron Carter, Hubert Laws, Paul Renzi, Raymond Dustè, Londa Woode, Stuart Canin, Peter Schafer, Daniel Kobialko, Edmund Weingart, Frank Foster, Myra Bucky, Selwart Clarke, Daniel Yale, Kermit Moore, Sally Kell, Guilherme Franco

Produced by Orrin Keepnews
Recorded at Fantasy Studios, California on January 19, 20 and 21 1976
Engineering by Jim Stern
Cover photo by Galen Rowell


- Sahara
(1972) Millestone hbs 6132 - vinile

1. Enbony Queen 8.58 - 2. A Prayer For My Family 4.45 - 3. Valley Of Life 5.17 - 4. Rebirth 5.19 - 5. Sahara 23.28

Musicians:
McCoy Tyner, Sonny Fortune, Calvin Hill, Alphonze Mouzon


Produced by Orrin Keepnews
Recorded at Decca Recording Studio, New York on January 1972
Engineering by Elvin Campbell
Line photos by Clarence Eastmond



- Song For My Lady
(1973) Millestone hbs 6103 - vinile

1. Native Song (M. Tyner) 12.56 - 2. The Night Has A Thousand Eyes (Brainin - Bernier) 8.08 - 3. Song For My Lady (M. Tyner) 7.31 - 4. A Silent Tear (M. Tyner) 4.25 - 5. Essence (M. Tyner) 11.15

Musicians:
McCoy Tyner, Sonny Fortune, Charles Tolliver, Calvin Hill, Mtume


Produced by Orrin Keepnews
Recorded at Mercury Sound Studios on September 6 and November 27 1972
Engineering by Elvin Campbell




- Atlantis
(1975) Millestone mi 55002 - vinile

1. Atlantis
18.02 - 2. In The Sentimental Mood 5.35 - 3. Makin' Out 13.04 - 4. My One And Only Love 9.59 - 5. Pursuit 9.20 - 6. Love Samba 16.01

Musicians:
McCoy Tyner, Azar Lawrence, Joony Booth, Wilby Fletcher, Guillerme Franco


Produced by Orrin Keepnews
Recorded live at The Keystone Korner, San Francisco on August 31 and September 1, 1974
Engineering by Jim Stern
Cover photo by Phil Bray

Registrato nel 1974 al Keystone Korner, questo disco è molto rappresentativo di quel tipo di musica coinvolgente e dionisiaca che l'ex partner di Coltrane proponeva all'epoca del suo prepotente riemergere sulle scene internazionali.
A parte le interpretazioni raffinate e personali di I
n A Sentimental Mood e My One And Only Love, i brani, a firma dello stesso Tyner, uniscono facilità melodica ed eccitazione ritmica, impeto sonoro e freschezza inventiva.
Il leader era accompagnato da giovani non straordinari ma efficaci e funzionali: Azar Lawrence al tenore e al soprano, Joony Booth al basso, Wilbur Fletcher alla batteria e Guilherme Franco alle percussioni.
Libero Farnè da Musica Jazz n° 52 dicembre 1996

- Sama Layuca
(1974) Millestone m 9056 - cd

1. Sama Layuca 8.35 - 2. Above The Rainbow 2.59 - 3. La Cubana 10.28 - 4. Desert Cry 4.52 - 5. Paradox 16.35

Musicians:
McCoy Tyner, Bobby Hutcherson, Gary Bartz, Azar Lawrence, John Stubblefield, Billy Hart, Mtume, Guillermo Granco

Produced by Orrin Keepnews
Recorded at Generation Sound Studios, New York on March 26, 27 and 28, 1974
Engineering by Tony May
Cover by Phil Carroll