| Keith Jarrett
  
 
 album
        in pagina:
 
 -
        The
        Mourning Of A Star
 - Treasure
        Island
 - El
        Juicio
 - Paris
        Concert
 - The
        Koln Concert
 - Vienna
        Concert
 - Death
        Of The Flower
 - Facing
        You
 - La
        Scala
 -
          
          Still Live
 - 
          Standards Live
 - 
          Eyes Of The Heart
 -
          
          Nude Ants
 -
          
          Standards, Vol. 2
 -
          
 Standards, Vol. 1
 -
          
          Invocations/The Moth And The
 Flame
 - Staircase
 -
           Backhand
 -
           Changeless
 -
           Fort Yawuh
 -
          Mysteries
 - 
		Ruta  And Daitya
 - 
		The Survivors' Suite
 
 
  
 collabora
        in:
 
 - Works
 (Gary Burton)
 
 - Directions
 - Get Up With It
 - Live-Evil
 - Miles Davis At Fillmore
 (Miles Davis)
 
 - Belonging
 (Jan Garbrek)
 
 - Conception Vessel
 (Paul
          Motion)
 
 - Tales Of Another
 (Gary Peacock)
 
 - Tabula Rasa
 (Arvo Part)
 
 
  
 Nato ad Allentown (Pennsylviania)
          l'8 maggio 1945, Keith Jarrett fu messo al pianoforte a tre anni. A
          sette era già in grado di esibirsi in pubblico (come bambino prodigio
          in programmi dell'Academy of Musica di Filadelfia e al Madison Square
          Garden) ma suonava contestualmente altri strumenti: vibrafono,
          sassofono soprano e batteria. Non completò gli studi regolari, sia
          per ragioni di costo ("la mia famiglia non poteva
          permetterselo") sia per l'attrazione irresistibile dell'
          "altra" musica, affrontata consapevolmente alla Berklee
          School of Music di Boston. Alla possibilità di trasferirsi a Parigi
          per pefezionarsi in composizione con Nadia Boulanger (la più celebre
          didatta novecentesca, passaggio quasi obbligato per un musicista del
          nuovo mondo che voleva affermarsi come autore) preferì la gavetta
          della musica dal vivo a tutti i livelli (in Trio l'aveva praticata a
          Boston), dai piano-bar alle sedie jazz, che lo portò a New York. Lì
          iniziò la sua assidua frequentazione con gli Atlantic Recording
          Studios (con il Charles Lloyd Quartet, con cui compì la serrata serie
          di tournèes europee che lo fecero conoscere fino in Russia e nei
          paesi baltici). A diciassette anni aveva già battezzato la sua
          lunghissima avventura discografica (sono ben oltre cento i suoi titoli
          ufficialmente censiti), suonando con Don Jacoby, Don Gilliland, Toby
          Guynn e Jon Van Ohlen.
 
 Tra le importanti esperienze musicali di Jarrett, che ha suonato con
          tutti i maggiori jazzisti del dopoguerra, e in vari gruppi, assume un
          ruolo decisivo l'incontro con Miles Davis (1970-71) e quello con
          Manfred Eicher produttore dell'intrapprendente etichetta tedesca ECM (Editions
          of Contemporary Music), che dal 1971 ha documentato e stimolato la
          sempre più ecclettica attività jarrettiana. Fermando e trasformando
          in storia (ed esperienza emozionale collettiva) leggendarie esecuzioni
          in formazioni jazz e non meno epiche improvvisazioni solistiche, ma
          anche riunendo progressivamente in disco la sua produzione d'autore e
          offrendo piena disponibilità alle incursioni nel repertorio classico,
          sempre segretamente coltivato. Sono così nate le incisioni dei
          Concerti di Mozart, del Clavicembalo
          Ben Temperato e delle Suites
          Francesi di Bach, dei Preludi
          E Fughe Op. 87   di Sostakovic
          e alcune Suites Per
          Clavicembalo e altri brani
          di Handel, e esecuzioni di partiture "scritte" come il Piano
          Concerto e la Suite
          Per Violino, Pianoforte e Orchestra
          di Lou Harrison, Losadzak Per
          Pianoforte e Orchestra di
          Alan Hovhaness e l'Etruscan
          Concerto di Peggy
          Glanville-Hicks.
 
 Fosse da rubricarlo per specificità musicale, ci sarebbe l'imbarazzo
          della scelta. Accade la stessa cosa quando si tenta di ordinare i suoi
          numerosissimi dischi per genere: per interprete o per autore, tra gli
          esecutori di classica o di jazz, tra gli improvvisatori o che altro.
          Di certo, non c'è problema nel trovare, in qualsiasi discoteca di
          medio livello, in qualsiasi angolo di mondo tecnologicamente
          civilizzato, un bel "nero" o un CD di Keith Jarrett. E ci
          sono ottime probabilità ch quel documento sonoro sia la leggendaria
          registrazione di The Koln
          Concert (1975), un mitico 'Lp
          che dopo avere sedotto milioni di ascoltatori alla prima uscita, ha
          scavalcato come i veri classici le preferenze e le barriere
          generazionali cifrando sonoramente un'epoca e diventando la carta
          d'identità del più esclusivo e forte personaggio del piano jazz
          nella musica d'oggi.
 
 Keith Jarrett abita in una fattoria ottocentesca, immersa nel verde e
          circondata da un bosco, nel New Jersey: in casa ci sono vari
          strumenti, un paio di Steinway e clavicembali, uno studio di
          registrazione professionale. Migliaia di libri e di spartiti, una
          preziosa collezione di orologi (meccanici, naturalmente). Grandi
          finestre, luce e silenzio.
 
 Sintetizzando: Keith Jarrett è pianista ("elettrico" e
          acustico), tastierista, clavicembalista (ma in Hymns
          Spheres accarezzò
          addirittura i tasti neri-e-bianchi del clavicordo e in privato ha
          messo le mani, con scarsa soddisfazione dice lui, sul fortepiano,,
          organista, suonatore di sassofono soprano e flauti di legno di
          eterogenea etnia e foggia, percussionista e, occasionalmente,
          chitarrista e vocalista. Oltre che, naturalmente, compositore. Ma ogni
          professione musicale è stata concepita senza preconcetti, di stile
          e/o di repertorio, spesso in coabitazione: così il suo repertorio ha
          incluso gli autori barocchi e l'improvvisazione jazz, il lavoro come
          autore di partiture classiche di impostazione tutto sommato prudente
          (dal Quartetto Per Archi
          del 1969 a Bridge Of Light
          del 1991; attraverso Luminessence
          e Arbour Zena
          del 1974) e di lavori jazz. Mentre la sua attività solistica - prima
          esercitata nell'ambito della musica afro-americana, in formazioni
          oramai entrate nella storia - s'è progressivamente indirizzata
          all'improvvisazione solitaria e di problematica collocazione di genere
          che l'ha tra le altre cose portato a esibirsi per pubblici di ogni
          radice culturale, fino al recital al Teatro della Scala nel febbraio
          1995. Nel frattempo, in sala di registrazione ha provocatoriamente
          portato partiture di quel repertorio classico ufficialmente
          abbandonato da anni o di autori del Novecento, e scorrendo i programmi
          dei suoi recital "seri" troviamo Bartok e Beethoven,
          Scarlatti e Purcell. Hindemith e Carl Phillip Emanuel Bach.
 
 La successione presentata in Backhand
          fu registrata per la mitica etichetta Impulse a New York, negli studi
          della Generations Sound in due soli giorni: 9 e 10 ottobre 1974.
          L'anno è d'oro, lo esecuzioni lo testimoniano. Negli stessi giorni fu
          realizzato (in cinque: con Jarrett, Redman, Haden e Motian suonava
          Guilhermo Franco) anche Death
          And The Flowers, mentre nei
          primi mesi dell'anno era nata la straordinaria serie raccontata da Treasure
          Island (febbraio), Lee
          Knitz  e Chet Baker Keith Jarrett-Quintet,
          NDR Jazz Workshop '74,
          Belonging
          (aprile) e Get Up With It
          (19-20 giugno, l'ultima esecuzione con Miles Davis). E il 24 gennaio
          1975 ci sarebbe stata la storica performance dell'Opera di Colonia:
          "la descrizione della bellezza".
 
 In 
 Backhand
          Jarrett non rinuncia a far sentire la sua irresistibile voglia di
          confrontarsi con le più diverse espressioni musicali. Giunto quasi al
          termine della sua esperienza con lo straordinario quartetto
          "americano", avviata nel 1968 (era ancora nei ranghi del
          gruppo di Charles Lloyd), quando cominciò a suonare in trio con il
          contrabbassista Charlie Haden e Paul Motian alla batteria, quindi
          completata nel 1972, con l'arrivo del sassofonista tenore Dewey Redman.
          Secondo gli studiosi, fu un incontro esplosivo: i quattro sapevano
          inventare con straordinaria genialità e sensibilità individuale, pur
          rispettandosi quindi integrandosi a vicenda nel momento del far musica
          insieme, tant'è che la fase dell'invenzione, la disciplina formale
          come la versatilità e curiosità nei confronti dei nuovi modi di
          espressione li trovò sempre allineati e solidali. Il primo esito
          dell'incontro a quattro, l'album Birth
          del 1972, era già un frutto maturo; una pienezza e libertà artistica
          che attraverserà i sedici dischi realizzati fino al 1976, anno dello
          scioglimento consensuale, voluto in una fase ancora produttiva del
          gruppo.
 
 Per Jarrett, fresco reduce della fondamentale esperienza musicale con
          Miles Davis - ma anche della frustrante esperienza esecutiva
          "elettronica" -  la riconquista della tastiera del
          pianoforte, dei pedali, del vecchio e  rassicurante sistema
          meccanico di leve e corde (quindi necessario di articolazioni e tocca)
          aveva significato una sorta di rinnovata voluttà strumentale,
          sopratutto per la manualità musicale che attraverso la sua
          versatilità esecutiva si (ri)espresse non soltanto sui tasti
          bianchi-e-neri del pianoforte. Il desiderio di evadere dai canoni del
          jazz si materializzò in una serie di programmi, come dal titolo
          tennistico di Backhand
 
          in cui le immagini musicali accostate sono variegate.
 
 Ci sono, naturalmente, ancora gli echi delle più recenti esperienze
          musicali e sull'altro versante, i sintomi già adulti dellaprossima
          conversione al grande recital solistico-improvvisativo testimoniati
          dall'ultimo numero del programma - che Jarrett aveva sperimentato con
          sempre maggiore assiduità in quegli anni, quando non era impegnato in
          quartetto. E l'attrazione per sonorità, strumenti, stili extracolti e
          di indole orientale (la modalità delle linee melodiche, il
          minimalismo degli ossessivi segmenti ritmici); indotta da non
          semplicistica attrazione esoticheggiante ma da consapevole impulso
          sperimentale di timbri e modi esecutivi. Infatti gli strumenti del
          "mini-poema-sinfonico orientale Kuum
          (la petulante musetta cinese suonata da Redman, i tamburi e le
          percussioni lignee, lo stesso armamentario di pizzicati con corde
          "scordate" e non tese realizzato al contrabasso da Haden)
          non vengono impiegati in modo "naturale" ma si esprimono
          secondo prassi esecutive originali. Diventano evocazioni
          onomatopeutiche o suggestivi "soffi" (magari lunghi,
          insinuanti, "pedali"; ora d'armonia ora
          polivocal-contrappuntistici) o mordenti graffi di suono; per disegni
          ossessivamente ripetitivi o congelati in linee pentafoniche (compresi
          i lamentosi staccati del basso) in cui il "suono vocale"
          della musetta e del flauto (che Jarrett suona in modo un po'
          rudimentale, su semplici diatomismi) ben si adattano al carattere
          personale di melodie estreme, belliniamente lunghe, quasi infinite:
          jarrettiane quanto caratteristicamente "orientali".
 
 Come dischiara Backhand
          con il "quartetto americano" Jarrett si permetteva molte
          più fughe verso altre musiche, rispetto a quanto fatto con l'altro
          quartetto storico, quello "nordico" formato poco dopo con
          Jan Garbarek, Palle Danielsson e Jon Christensen (con Garbarek aveva
          registrato il primo disco nell'aprile del 1974). Il senso prezioso di Backhand,
          al di là dell'irrestibile materia musicale e del virtuosismo
          individuale e colletivo che lo anima, risiede proprio nell'essere un
          esito in cui le radici della più spregiudicata e crativa
          improvvisazione jazz (così evidente in Inflight,
          Vapallia,
          e nel brano eponimo Backhand)
          sono felicemente conseguenti sia agli spostamenti extracolti saggiati
          in Kuum
          sia nella breve auscultazione solistica di Victoria.
          Il programma viene siglato da questa delicata creazione estemporanea,
          che suona come una semplice "invenzione" bachiana appena
          precisata da ricercati straniamenti jazzistici. E lì non è arduo
          cogliere, al di là del tocco lieve e mordente insieme, così
          caratteristico dello stile strumentale di Jarrett, il respiro
          malinconico e solenne del grande affabulatore pianistico che sarebbe
          esploso di lì a poco a partire dalla magica serata di Colonia, quando
          sarebbe nata per sempre l'improvvisazione alla Jarrett, ovvero quella
          "musica fatta di mille musiche e che s'impone asceticamente di
          inventare ogni volta tutto: lo stile, la forma, il contenitore
          stesso" (Carlo Maria Cella), che da allora appartiene al suono
          dei nostri giorni; anzi "è" una tinta musicale, poetica e
          spirituale, indispensabile all'orecchio moderno.
 
 Angelo Foletto
          da
          Repubblica
 
 
   
  |  - The Mourning Of A Star (1972) Atlantic Records K 40309 - vinile
 
 1. Follow The Crooked Path 6.15 - 2. Interlude No. 3 1.13 - 3. Standing Outside 3.21 - 4. Everything That Lives
        Laments 2.14
        - 5.
        Interlude No. 1 1.38 - 6. Trust 6.57 - 7. All I Want 2.20 - 8. Traces f You 5.09 - 9. The Mourning Of A Star 9.19 - 10. Interlude No. 2 '53 - 11. Sympathy 4.33
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion
 
 Produced by George Avakian
 Recorded at Atlantic Recording Studios, New York
 Cover by Ira Friedlander
 
 
  - Treasure Island (1974) Impulse Records as 9374 - vinile
 
 1. The Rich (and the poor) 9.20 - 2. Blue Streak 2.33 - 3. Fullsuvollivus (fools of all of us) 6.27 -
        4.
        Treasure Island 4.17 - 5. Introduction/Yaqui Indian Folk 2.15 - 6. Le Mistral 4.20 - 7. Angles (without edges)5.14 - 8. Sister Fortune 4.26
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion, Dewey Redman, Sam Brown,
        Guilherme Franco, Danny Johnson
 
 Produced by Ed Mitchell
 Recorded at Generatrion Sound Studio on February 27 and
        28, 1974
 Engineering by Tony May
 Cover photo by Roberto Masotti
 
 
  - El Juicio (The
        Judgement)
 (?) Atlantic Records w 50154 - vinile
 
 1. Gypsy Moth 8.20 - 2. Toll Road 5.43 - 3. Pardon My Rags 2.42 - 4. Pre-Judgement Atmosphere 2.32 - 5. El Juicio 10.24 - 6. Piece For Ornette 9.16 - 7. Piece For Ornette II '12
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion, Dewey Redman
 
 Produced by George Avakian
 Recorded at Atlantic Recording Studios, New York
 Cover illustration by Daniel Maffia
 
 
  - Paris Concert (1990) ECM 1401 - vinile
 
 1. October 17, 1988 (K. Jarrett) 21.45 - 2. October 17, 1988 reprise (K.Jarrett) 16.45 - 3. The Wind (R. Freeman/J. Gladstone)
        6.32 - 4.
        Blues (K.
        Jarrett) 5.22
 
 Keith Jarrett solo
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded live at Saile Pleyel, Paris on October 17, 1988
 Engineering by Peter Laenger and Andreas Neubronner
 
 
  - The Koln Concert (1975) ECM 1064 st - vinile
 
 1. Part I 26.15 - 2. Part II a 15.00 - 3. Part II b 19.19 - 4. Part II c 6.59
 
 Keith Jarrett solo
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded live at the Opera in Koln, Germany, January 24,
        1975
 Engineering by Martin Wielan
 Cover photo by Wolfang Frankestein
 
 
  - Vienna Concert (1992) ECM 1481 - cd
 
 1. Vienna (part one) 41.53 - 2. Vienna (part two) 26.03
 
 Keith Jarrett solo
 
 Produced by Manfred Eicher and Keith Jarrett
 Recorded at Vienna State Opera on July 13, 1991
 Engineering by Peter Laenger
 Inner photo by Kuni Shinohara
 
 
 
  - Death Of The Flower (1974) Impulse asd 9301- vinile
 
 1. Death Of The Flower 22.45 - 2. Prayer 10.08 - 3. Great Bird 8.41
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion, Dewey Redman, Guilherme
        Franco
 
 Produced by Ed Michel
 Recorded at Generation Sound Studios, New York City on
        October 9 and 10 1974
 Engineering by Tony May
 Cover by Dave Jarvis
 
 Recenti
        esperienze hanno insegnato che Keith Jarrett, questo
        musicista sbocciato come un'arcana e affascinante
        orchidea nel gran giardino del jazz, può riservare
        scomode sorprese nei concerti dal vivo, ma arriva quasi
        sempre puntuale all'attesa del disco. La sua produzione
        di questi anni resterà sicuramente nella storia di
        questa musica, con il suo lussureggiante carico di
        impulsi, di suggestioni, ma anche di sapienza e di
        misura. Ebbene, dopo tanti capolavori, questo Death
        Of A Flower è forse il più bel
        microsolco di tutta l'imponente serie.
 In una recente intervista, Jarrett disse che i suoi
        dischi possono apparire diversi l'uno dall'altro non
        perchè il nuovo debba partecipare di uno sviluppo, di un
        progresso, ma solo perchè, rifiutando lui di essere un
        robot, vuole che ciascuno abbia una propria identità.
        Parole sagge. Il critico, non meno che lo scienziato,
        arriccia il naso al termine "progresso" e
        preferisce pensare in termini di "evoluzione".
        E dello sviluppo dell'arte di Jarrett si potrà parlare
        soltanto in prospettiva storica, fra molti anni e non
        ora. Ma è anche certo che questo Death
        Of A Flower va visto in ogni caso come
        l'importante tappa di un lungo itinerario, in cui le doti
        di fondo di Jarrett si sono rivelate con pienezza: la sua
        fantasia creativa, la sua innata musicalità che non
        emerge soltanto sulla tastiera del pianoforte, la sua
        capacità di suscitare stati d'animo non soltanto con la
        fusione degli elementi dei suoi piccoli complessi, ma
        anche con le singole frasi del materiale sonoro
        impiegato.
 Death Of A Flower è
        composto di tre soli brani, uno dei quali, quello del
        titolo, esteso su un'intera facciata, per quasi ventirè
        minuti. Ma l'estensione non è dispersione. Infatti
        Jarrett sa rendersi interessante in ogni attimo, e non
        soltanto perchè lui è un eccellente pianista e i suoi
        partners sono tutti bravi. Basta poco, basta magari quel
        suo flautino di legno, per arrivare al traguardo
        musicale. Bastano i torrenziali strumenti a percussione.
        Certo, quando poi viene il momento di questo o di quel
        solista, che sia Jarrett stesso, che sia il torreggiante
        Redman, che sia lo stupendo Haden, il nostro interesse si
        accende e si fissa sulla sua personalità, ma è come
        soffermarsi sul particolare illimitato di un affresco che
        pur continua a vivere nella sua integrità e nella sua
        omogeneità. La musica di Jarrett è evidentemente
        concepita per il complesso, sia pur lasciando alla
        fantasia individuale di arricchirla strada facendo. E' ad
        esempio eccezionale l'assolo di Charlie Haden poco dopo
        l'inizio del disco. Ma va anche sottolineato l'inserirsi
        di ciascuno di questi assoli in un contesto che è
        continuamente sostenuto da tutti gli altri, con grande
        coerenza.
 Ecco un disco, insomma, che domani ( se non già oggi)
        annoveremo tra i capolavori del jazz contemporaneo. Ed è
        confortante pensare che Jarrett, benchè sia sulla
        breccia (dai tempi con Chales Lloyd)già da quasi dieci
        anni, d'età non ne abbia che trenta,. In quel lungo
        futuro che gli si apre davanti egli ha tutte le
        possibilità, testimoniate appunto da un disco come
        questo, di prendere il posto lasciato vacamente da uno
        dei suoi maestri, Miles Davis, come inimitabile creatore
        di atmosfere musicali.
 Gian
        Mario Maletto da Musica Jazz n° 11 novembre 1975
 
 
  - Facing You (1972) ECM 1017 st - vinile
 
 1. In Front 10.07 - 2. Ritooria 5.50 - 3. Lalene 8.30 - 4. My Lady; My Child 7.20 - 5. Landscape For Future Earth 3.30 - 6. Starbright 5.03 - 7. Vapallia 3.51 - 8. Semblence 3.00
 
 Keith Jarrett solo
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded at the Arne Bendiksen Studio, Oslo
 Engineering by Jan Erik Kongshaug
 Cover photo by Danny Michael
 
 Dopo
        essersi messo in luce nel quartetto di Charles Lloyd alla
        metà degli anni Sessanta e nel prestigioso gruppo di
        Miles Davis fra il 1970 e il 1971, fu nella prima metà
        degli anni Settanta che Keith Jarrett (nato in
        Pennsylvania nel 1945) raggiunse la piena maturità
        stilistica, oltre che il meritato riconoscimento
        internazionale, inaugurando un rapporto con l'ECM nel
        1971 e, due anni più tardi, con la Impulse.
 Facing You, inciso nel
        novembre 1971 e preceduto di poco dall'incisione di tre
        importanti dischi Atlantic e di Expectations
        per la Columbia, è il suo primo disco per pianoforte
        solo. I vari brani, tutti a firma di Jarrett, mettono in
        evidenza alcune componenti fondamentali del suo mondo
        poetico. Sapori folk e gospel vengono esposti con
        pulsante partecipazione, e a tratti con toni più
        delicati, nell'iniziale In Front
        e in maniera più pacata in Lalene.
        Un afflato lirico caratterizza Ritooria e
        Starbright, mentre My
        Lady, My Child è una ballad, anche se
        un po' distorta in una visione onirica. Tutte le
        interpretazioni vengono esaltate dall'eccellente tecnica
        pianistica del loro autore: da notare la caratura
        cristallina del tocco, la sapiente amministrazione delle
        dinamiche e della tensione, il coordinamento - o la
        contrastante indipendenza - fra mano destra e la
        sinistra.
 A questa prima e paradigmatica fatica solitaria fecero
        seguito due anni più tardi il triplo 'Lp Solo
        Concerts Bremen-Lausanne e nel 1975 il
        famoso The Koln Concert.
        Quest'ultimo ha costituito la consacrazione del pianista
        presso il vasto pubblico e, con i suoi tre milioni circa
        di copie vendute nel mondo, rappresenta un record
        assoluto in campo jazzistico.
 Libero
        Farnè
        da Musica Jazz n° 56, luglio 2000
 
 
  - La Scala (1997) ECM 1640 - cd
 
 1. La Scala, Part I (K. Jarrett) 44.50 - 2. La Scala, Part II (K. Jarrett) 27.42 - 3. Over The Rainbow (H. Arlen/E.Y. Hamburg) 6.02
 
 Keith Jarrett solo
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded at La Scala, Milano on February 13, 1995
 
 
 
 
  - Still Live (1988) ECM 1360 - cd
 
 1. My Funny Valentine (R.
          Rodgers/L. Hart) 10.50 - 2. Autumn Leaves (J.
          Kozma/J. Mercer/J. Prevert) 10.24 - 3. When I Fall In Love (V.
          Young/E. Heyman) 8.22 - 4. The Song Is You (J.
          Kern/O. Hemmerstein) 17.33 - 5. Come Rain Or Come Shine (H.
          Arlen/J. Mercer) 10.06 - 6. Late Lament (Paul
          Desmond) 8.40 - 7. You And The Night And The Music (A.
          Schwartz/H. Dietz) 19.08
 a) Extension (Keith Jarrett) -
          b) Intro (Keith Jarrett) - c) Someday Prince Will Come (F. Chrchill/L.
          Morey)
 8) Billie' Bounce (Charlie
          Parker) 9.06 - 9. I Remember Clifford (Benny
          Golson) 4.14
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Gary Peacock,  Jack DeJonette
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded live at Philarmonic Hall, Munich on July 13, 1986
 Engineering by Martin Wieland
 Cover photos by Rose Anne Colavito
 
 
  - Standards Live (1986) ECM 1317 - vinile
 
 1. Stella By Starlight (N.
          Washington/V. Young) 10.53 - 2. The Wrong Blues (A.
          Wilder/W. Engvick) 7.42 - 3. Falling In Love With Love (R.
          Rodgers/L. Hart) 8.04 - 4. Too Young To Go Steady (H.
          Adamson/J. McHugh) 9.47 - 5. The Way You Look Tonight (D.
          Fields/ J. Kern) - 6. The Old Country (C.
          Lewis/N. Adderly) 5.10
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Gary Peacock,  Jack DeJonette
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded live at the Palais des Congrès Studio de la Grande Armèe on
          July 2, 1985
 Engineering by Martin Wieland
 Cover draw by Frank Kafka
 
 
  - Eyes Of The Heart (1979) ECM t-1150 - vinile
 
 1.  Eyes Of The Heart (part
          one) 17.11 - 2. Eyes Of The Heart (part
          two) 15.43 - 3. Encore (a-b-c)
          18.03
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Dewey
          Redman, Paul
          Motion
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded live at Theater am Kornmarkt, Bregenz (Austria) on May 1976
 Engineering by Martin Wieland
 Cover photos by Keith Jarrett
 
 
  - Nude Ants (1980) ECM 1171 - vinile
 
 1.  Chant Of The Soil 16.58
          - 2. Innocence 8.17
          - 3. Processional 20.35
          - 4. Oasis 30.36
          - 5. New Dance 12.40
          - 6. Sunshine Song 11.38
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Palle Danielson,
          Ian
          Garbarek, Jon Christensen
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded live at the Village Vanguard, New York on May 1979
 Engineering by Martin Wieland
 
 
  - Standards, Vol. 2 (1985) ECM 1289 - vinile
 
 1.  So Tender (K.
          Jarrett) 7.15 - 2. Moon And Sand (A.
          Wilder/W. Engvick/M. Palitz) 8.55 - 3. In Love In Vain (J.
          Kern/L. Robin) 7.06 - 4. Never Let Me Go (R.
          Evans/J. Livingston) 7.42 - 5. If I Should Lose You (R.
          Rainger/L. Robin) 8.29 - 6. I Fall In Love Too Easily (S.
          Cahn/J. Styne) 5.12
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Gary Peacock,  Jack DeJonette
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded at Power Station, New York on January 1983
 Engineering by Jan Erik Kongshaug
 
 
  - Standards, Vol. 1 (1983) ECM 1289 - vinile
 
 1. Meaning
          Of The Blues (B. Troup/L. Worth)
          9.22 - 2. All The Things You Are
          (J. Kern/O. Hammerstein) 7.45 -
          3. It Never Entered My Mind (R.
          Rodgers/L. Hart) 6.42 - 4. The
          Masquerade Is Over (A. Wrubel/H.
          Magidson) 5.57 - 5. God Bless
          The Child (A. Herzog/B. Holliday)
          15.30
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Gary Peacock,  Jack DeJonette
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded at Power Station, New York on January 1983
 Engineering by Jan Erik Kongshaug
 
 
  - Invocations/The Moth And The Flame (1981) ECM 1201 - vinile
 
 1.  First (Solo
          Voice) 5.24 - 2. Second (Mirages,
          Realities) 8.55 - 3. Third (Power,
          Resolve) 7.35 - 4. Fourth (Shock,Scatter)
          6.48 - 5. Fifth (Recognition)
          5.04 - 6. Sixth (Celebration)
          5.32 - 7. Seventh (Solo
          Voice) 3.05 - 8. The Moth And The Flame part
          I 6.59 - 9. The Moth And The Flame part
          II 5.35 - 10. The Moth And The Flame part
          III 8.23 - 11. The Moth And The Flame part IV 8.09
          - 12. The Moth And The Flame part
          V 9.41
 
 Keith Jarrett solo
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded at Ottobeuren Abbey on October 1980 and the Tonstudio Bauer,
          Ludwigsburg on November 1979
 Engineering by Martin Wieland
 Cover photo by Gabor Attalai
 
 
  - Staircase (1977) ECM 1090 - vinile
 
 1.  Staircase: part 1, part 2, part 3 - 2.
          Hourglass: part 4, part 5 - 3. Sundial: part 6, part 7, part 8 - 4.
          Sand: part 9, part 10, part 11
 
 Keith Jarrett solo
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded at Davout Studio, Paris on May 1976
 Engineering by Roger Roche
 Cover photos by Franco Fontana
 
 
  - Backhand (1975) MCA - cd
 
 1.  Inflight 9.07
          - 2. Kuum 11.40
          - 3. Vapallia 7.49
          - 4. Backhand 11.09
          - 5. Victoria 5.04
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion,
          Dewey Redman, Guilherme Franco
 
 Recorded at Generations Sound, New York City on 1974
 Produced by Ed Michel
 Engineering by Tony May
 
 
  - Changeless (1989) ECM 839 618 - vinile
 
 1.  Dancing
          8.58 - 2. Endless 15.26 - 3. Lifeline 11.31 - 4. Ecstasy 12.59
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Gary Peacock,  Jack DeJonette
 
 Recorded live at Dallas, Lexington and Huston on 1987
 Produced by Ed Michel
 Engineering by Tom McKenney
 
 
  - Fort Yawuh (1973) Impulse 547 966 - cd
 
 1.  (If The) Misfits (Wear It) 13.15
          - 2. Fort Yawuh 18.22
          - 3. De Drums 12.10
          - 4. Still Life, Still Life 8.38
          - 5. Roads Travelled, Roads Veiled 20.36
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion,
          Dewey Redman, Danny Johnson
 
 Produced by Ed Michel
 Recorded live at the Village Vanguard, New York, on February 24, 1973
 Cover photo by Al Kramer
 
 
  - Mysteries (1976) Impulse impl 8026 - vinile
 
 1.  Rotation 11.03
          - 2. Everything That Lives 10.05
          - 3. Flame 6.08
          - 4. Mysteries 15.25
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion,
          Dewey Redman, Guilhermo Franco
 
 Produced by Esmond Edwards
 Recorded at Generation Sound Studios, New York City
 Engineering by Tony May
 Cover photo by Keith Jarrett
 
 
  - Ruta And Daitya (1973) ECM 1021- vinile
 
 1. Overture/Communion 
		(K. Jarrett/J. De Jonette) 5.57 - 2. Ruta And Daitya 
		(K. Jarrett/J. De Jonette) 11.12 - 3. All We Got 
		(K. Jarrett/J. De Jonette) 1.56 - 4. Sounds Of Perù: Submergence/Awakening 
		(K. Jarrett/J. De Jonette) 6.28 - 5. Algeria (K. 
		Jarrett/J. De Jonette) 5.44 - 6. You Know, You Know 
		(K. Jarrett) 7.40 - 7. Pastel Morning 
		(K. Jarrett) 2.03
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, 
		Jack DeJonette
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded at Sunset Studios, Los Angeles
 Engineering by Rapp/Wieland
 Cover by Ira Friedlander
 
 
  - The Survivors' Suite (1977) ECM 1085 - vinile
 
 1. The Survivors' Suite 
		(beginning) 27,34 - 2. The Survivors' Suite 
		(conclusion) 21.32
 
 Musicians:
 Keith Jarrett, Charlie Haden, Paul Motion, 
		Dewey Redman
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded at Tonstudio Bauer, Ludwigsburg on April 1976
 Engineering by Martin Wieland
 Cover photo by Keith Jarrett
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