| Eberhard Weber
  
 
 album in
          pagina
 
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        Silent
        Feet
 
 
  
 collabora in:
 
 - Ring
 - Works
 (Gary Burton)
 
 - I Took Up The Runes
 - It's Ok To Listen To The Gray Voice
 - Legend Of The Seven Dreams
 - Paths, Prints
 - Photo With...
 - Rites
 - Twelve Moons
 - Visible World
 - Wayfarer
 (Ian Garbarek)
 
 - Watercolors
 (Pat
          Metheny)
 
 -
        Solstice, Sound And Shadows
 (Ralph Towner)
 
 
  
  |  - Silent Feet (1978) ECM 1107- vinile
 
 1. Seriously Deep 17.47 - 2. Silent Feet 12.11 - 3. Eyes That Can See In The
        Dark 12.19
 
 Musicians:
 Eberhard Weber, Rainer Bruninghaus, Charlie Mariano, John
        Marshall
 
 Produced by Manfred Eicher
 Recorded November 1977 at Tonstudio Bauer, Ludwigsburg
 Engineering by Martin Wieland
 Cover by Maja Weber
 
 Eberhard
        Weber è da anni uno dei tanti bassisti europei di valore
        internazionale, ma la sua fama è recente ed è dovuta ai
        suoi lavori con il vibrafonista Gary Burton e ad alcune
        incisioni di successo dove ripeteva, in maniera
        personale, gli stilemmi elettrici cari ai Weather Report.
 In questo disco, Weber mescola le carte e fa del jazz
        acustico di classe (con qualche leggero echo di Keith
        Jarrett e del primo Chick Corea) in due dei brani in
        programma, mentre in Seriously Deep si
        riallaccia a quel jaz-rock con influenze indiane caro ai
        seguaci di John McLaughlin.
 Le mie preferenze vanno a un brano come Silent
        Feet, che rivela anche il talento
        pianistico di Rainer Bruninghaus, mentre conferma che
        John Marshall è un bravissimo batterista, che forse si
        tende a dimenticare per la sua malizia in gruppi più
        commerciali. Charlie Mariano sona bene, ma il suo
        linguaggio al sax soprano è ormai convenzionale in
        questo genere di musica. Un'ultima critica riguarda l'uso
        di materiale così eterogeneo: si rischia di cadere nella
        musica da sottofondo, ed è un peccato, date le
        possibilità solistiche dei musicisti coinvolti.
 Nino
        De Rose da Musica Jazz n° 10 ottobre 1978
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