Marco Maggiore



album in pagina:

- Passwords



collabora in:

- One Thousand Byrds
  (Grice)



- Passwords
(2013) disco autpèrpdptto mm0114 -cd

1. Falling Down On Me - 2. Little Boy - 3. Shining Boy - 4. When My Love Is Safe - 5. Pink Moon - 6. Elevation - 7. Starship Groover - 8. Rising Sun

Musicians:
Marco Maggiore, Fabio Beltramini, Andrea Fossella, Danilo Mazzone, Paolo Donnarumma, Michael Manring, Giuseppe Maggiore

Produced by Marco Maggiore
Engineering by Marco Maggiore
Recorded at Eagle Eye Recording Studio between spring 2010 - winter 2013
Cover by Marco Massimo Zanusso
 

Nella nostra società odierna, ormai notoriamente complessa, Il flusso della creatività sembra si sia quasi fermato. Assistiamo così a eserciti di persone che dipingono, che scrivono, che suonano; si sentono artisti o creativi, in un modo o nell’altro, ma nessuno ha idee veramente innovative per la crescita e l’evoluzione delle arti.
Oltre ad essere in una società post-moderna, siamo anche in una società post-politica dove valori ed ideali etici non esistono più. Di conseguenza ci troviamo di fronte all'apoteosi del narcisismo, dell'individualismo e dell'egocentrismo alimentati anche da arroganza e dalla presunzione del sapere senza voler conoscere.

Navigando in rete, però, a volte ci si imbatte in artisti, pittori, musicisti, scrittori, che vale la pena seguire e si resta stupefatti dal loro senso “liturgico del fare”. A me è successo imbattendomi in maniera estremamente casuale, nei video musicali di un giovane batterista lombardo: Marco Maggiore.
Scavando un po’di  più nella sua storia, notai che questo musicista era stato chiamato molte volte, come professionista,  a suonare nei tour italiani di Sting, Amii Stewart, Deodato (con cui ha collaborato per anni nonostante la sua giovane età), Ares Tavolazzi degli Area, Zucchero Fornaciari, Renato Zero, e molti altri, attraversando così svariati stili musicali. Recentemente ha anche collaborato insieme a Luca Cabrese e Richard Barbieri, in One Thousand Birds di Grice, meraviglioso disco di cui ho fatto accenno qualche mese fa proprio qui su Mat2020, recensendo Alexandrine.

Dopo un breve scambio di “commenti” su post di altri e di ambito ovviamente musicale, iniziai con Marco ad avere uno scambio di idee sulla musica ed egli mi inviò alcuni video di se e quando un giorno gli dissi: “ma sai che sei proprio bravo a suonare la batteria!” mi rispose con estrema umiltà: “grazie”. Iniziò così con lui un dialogo verbale. A causa della pandemia i nostri incontri si concretizzarono solo tramite video chiamate, dove ambedue potevamo esprimere così le nostre vedute sulla musica. Quel “Grazie” mi aveva offerto una “passwords” di amicizia..Mi trovai davanti ad un ragazzo umile, intelligente, curioso di conoscere e di relazionare. Mi disse che nel 2014 aveva inciso un disco solista con una band di amici e con la partecipazione del bassista americano Michael Manring che qualche volta abbiamo visto al fianco di Frank Zappa. Saltai dalla sedia…

Si premurò di inviarmene una copia in originale: Passwords si presenta ai nostri occhi con una splendida copertina che ritrae l’autore in una foto in bianco nero scattata dal fotografo Massimo Zanusso (anche autore delle altre fotografie all’interno del cd che ci restituiscono immagini del volto di Marco Maggiore, magistralmente evocate in giochi di chiaro scuro).
Dell’album, anche se prevalentemente musicale, penso sia necessario soffermarsi anche sui testi (in inglese). Lo smarrimento giovanile che le nuove  generazioni stanno vivendo in questa società appunto priva di progetti, lo troviamo in Falling Down On Me e in Shinning Boy (non ho più sogni/non ho più verità). Dopo pochi tocchi sulle pelli dei tamburi e una chitarra elettrica ruggente (Fabio Beltramini), il disco si apre su melodie e ritmi alla Peter Gabriel, mentre in Shining Boy su una “marcetta” all’inglese si introducono, “muovendo” il testo, tipici riff progressive. La voce di Maggiore spazia libera insieme agli assoli elettrici del già citato Beltramini. In When My Love Is Safe è la speranza, invece, a  prendere piede. Quel sentimento tipico di una gioventù che ha bisogno di intravvedere nuovi progetti e amore. In questo brano, anch’esso dal sapore “gabrieliano”, vedimo la presenza del bassista americano Michael Manring. Stupefacente è lo “stupro” che viene fatto alla dolcissima Pink Moon di Nick Drake divenendo così, mantenendo integro il testo e la melodia, una cosa diversa, cantata con rabbia ma al contempo con rispetto verso questo capolavoro degli anni ’70. Segue Elevation, ambizioso brano strumentale dove tutti i componenti del gruppo danno del loro meglio nell’interplay esecutivo. E la stessa cosa vale per Starship Groover. Ma qui Maggiore opera in solitaria: su liquidi accordi di tastiera synth, il batterista inserisce la sua genialità lavorando sui tamburi in maniera magistrale, creando così piani  diversi su cui progredire nell’evolversi del brano. Il disco si chiude con Rising Sun. Un omaggio al padre sassofonista scomparso qualche anno fa. Ritrovando una sua vecchia incisione di solo sassofono, Maggiore raccoglie svariati tipi di percussioni provenienti da tutto il mondo e li aggiunge per ridare vita, come un sole nascente, al ricordo della figure del genitore. Un brano ricco di struggenti melodie nel quale le ritmiche aggiunte offrono uno spaccato della versatilità del nostro autore.

L’avventura musicale di Marco Maggiore in questi mesi di lockdown, di pandemia che lo ha fermato come turnista, stà comunque continuando. Con una nuova formazione dal nome M81(sempre con Fabio Beltramini alla chitarra elettrica e questa volta anche alla tromba e con Andrea Fossella al basso) sta preparando un nuovo lavoro che, sotto certi aspetti, vuole essere una sorta di continuazione di Passwords.

Purtroppo questo periodo oscuro di Covid19 non ci ha permesso di incontrarci di persona ma ci siamo ripromessi di farlo appena sarà possibile. E sicuramente sarà entusiasmante, in quanto ho avuto modo di conoscere un batterista incredibile, ricco di idee, abilità esecutiva nel passare da un genere musicale all’altro con estrema facilità e di apprezzabile umiltà che emerge dalla semplicità nel raccontarsi. Quando, in una diretta su All’Ora di Amadeus, gli chiesi che impressione gli facesse suonare con certe star della musica, egli mi rispose, invece di vantarsi, con una sola parola: “la strizza”. Nel concludere questo scritto mi restano nelle orecchie, non solo la sua musica e il suo disco di debutto, ma anche le sue esplosive risate che rafforzano la mia stima verso il suo modo di porsi agli altri.
Oscar Piaggerella