Vanilla Fudge



album in pagina:

- The Beat Goes On
- Renaissance

A volte può accadere che in solo anno si condensino avvenimenti e rivoluzioni che avranno un notevole peso nello sviluppo della musica. Sotto questo punto di vista il 1967 può essere sicuramente ritenuto un anno cruciale; proprio in questo periodo infatti assistiamo all'esordio discografico di gruppi storici come i Pink Floyd, Doors e Velvet Underground e di artisti del calibro di David Bowie e Jimi Hendrix che rivoluzionarono il modo di fare musica; infatti il clima musicale britannico-americano, è teso verso una continua sperimentazione di nuove frontiere musicali. Sgt. Pepper's dei Beatles si può considerare forse il culmine di questa ricerca... In questo contesto di grande fermento culturale nascono i Vanilla Fudge. Nell'estate del 1967 si registra infatti il loro esordio al Village Theatre di New York in compagnia dei Byrds e dei Seeds.

Subito dopo i quattro ragazzi provenienti da Long Island firmano un contratto con l'Atlantic che in breve tempo frutta il successo del singolo
You Keep Me Hanging On, una versione, a dir poco originale, di un hit delle Supremes. Le covers, come vedremo, rivestiranno una particolare importanza nella produzione dei Vanilla Fudge e saranno elemento determinante per la loro affermazione, sopratutto in Europa.

La loro musica, basata su una continua e raffinata variazione tematica, si sposa particolarmente bene con questo tipo di operazione. Già dagli esordi infatti, i Vanilla Fudge si esprimono con un originale rock psichedelico-sinfonico. Le varie citazioni, rivisitazioni, variazioni, connotate quasi sempre da uno spiccato carattere epico corale, non appaiono mai vuote o come un freddo esercizio di stile, ma si caricano sempre di una precisa connotazione espressiva.

Tutto ciò accade quando è in atto una ricerca attiva di nuove soluzioni formali che senza nascondersi dietro uno schema di costruzione prestabilito, porta alla creazione di un nuovo linguaggio. Prima che questa carica innovativa si spenga, finendo per ricadere in stilemmi stilistici ripetitivi, possiamo assistere a momenti di intensa ispirazione. L'originale psicadelia prodotta è il frutto dovuto all'interessatissimo lavoro che Mark Stein svolge con il suo organo Hammond.
Con questo strumento, che riveste l'importanza decisiva per la creazione del sound degli anni '60, Stain produce atmosfere oniriche, intensamente psichedeliche. L'apertura verso nuovi modi di percepire l'evento sonoro non si basa però su una libera e anarchica improvvisazione.

La peculiarità dei Vanilla Fudge è quella di utilizzare la "forma" canzone come un contenitore nel quale riversare i propri voli pindarici. Il brano viene sottoposto alla lettura di una lente deformante che non ne altera la struttura, ma ne modifica la durata, il ritmo, i colori. L'uso di covers si presta a questo tipo di procedimento e rappresenta forse, la parte più riuscita della loro produzione, proprio perchè la tecnica di variazione adottata colora di una nuova luce anche le canzoni più note, senza tradirne il significato originario e conservando intatta la loro identità.

Un ingrediente fondamentale in questo tipo di contesto è l'utilizzo di un'intensa e continua variazione ritmica, grazie alla quale vengono creati dei crescendo vorticosi e paradossali.

Questo clima barocco co fa riflettere su quanto i Vanilla Fudge possano essere considerati uno dei pochi collegamenti esistenti fra la psicadelia e quello che più tardi diverrà l'heavy metal. Nonostante la pubblicazione del loro primo omonimo album sia seguita più tardi da una serie di ottimi lavori, come
Renaissance e Near The Beginning, il gruppo si scioglie dopo soli tre anni. Forse, all'inizio degli anni '70, la musica si carica di significati che il linguaggio dei Vanilla Fudge non può più esprimere; infatti, ascoltati oggi, i loro lavori ci appaiono come una chiara testimonianza di quel mondo colorato ed irreale tipico degli anni '60 che nel decennio successivo, con i vari cambiamenti ovvi in un mondo in continua evoluzione, non ha più ragione di esistere. Dopo lo scioglimento, Tim Bogert (basso) e Carmine Appice (batteria) continueranno a far parlare di loro nei Cactus e nel trio con Jeff Beck.

Franco Brizi da Raro n° 176 aprile 2006


- The Beat Goes On
(1968) Atco 33-237 - vinile

1. Sketch - 2. Intro: The Beat Goes On - 3. Eichteenth Century Variations On A Theme By Mozart: Divertimento n° 13 - 4. The Beat Goes On - 5. Beethoven Fur Elise And Moonlight Sonata - 6. The Beat Goes On - 7. The Beat Goes On - 8. Voices In Time Neville Chamberlain Winston Churchill, Franklin Delano Roosvelt, Harry S. Truman, John F. Kennedy And Other Voices - 9. The Beat Goes On - 10. Merchant - 11. The Beat Goes On

Musicians:
Mark Stein, Tim Bogert, Carmine Appice, Vince Martell

Produced by Phantom Production
Recorded at Ultra-Sonic Studios in Hempstead
Engineering by Don Casale and John Bradley
Cover by Marvin Israel

"...un grande triangolo acuto diviso in sezioni diseguali, che si restringono verso l'alto, rappresenta in modo schematico ma preciso, la vita spirituale. In basso, le sezioni del triangolo diventano sempre più grandi ed estes: il triangolo si muove lentamente, quasi impercettibilmente, verso l'alto e dove "oggi" c'è il vertice, "domani" ci sarà la prima sezione; quello cioè che oggi è comprensibile solo al vertice, e per il resto del triangolo è un'oscuro vaniloquio, domani diventerà la vita, densa i emozioni e di significati, della seconda sezione. Al vertice sta qualche volta solo un uomo...".
Questo pensiero, tratto da Lo Spirituale Nell'Arte di V. Kandinskij, riesce a farci penetrare appieno nello spirito avanguardistico grazie al quale i Vanilla Fudge hanno concepito questo tanto discusso album.
Infatti il loro secondo album è ritenuto ostico, non facilmente digeribile dal grande pubblico. A complicare ulteriormente la situazione contribuisce anche il successo riscosso dal lavoro precedente. Registrato contemporaneamente al successivo Renaissance, The Beat Goes On, nasce da un'idea di Shadow Morton produttore di questo album come del lavoro d'esordio.
Decisamente singolare poichè l'elemento unificatore di questo concept-album non è di derivazione extra musicale, come potrebbe essere una storia o comunque la scelta di un argomento comune a tutte le canzoni, ma l'omonimo brano di Sonny Bono. Il tema di questo pezzo ci trascina infatti in una serie di numerose e brevi citazioni che racchiudono addiruttura 300 anni di storia della musica. Da Beethoven ai Beatles il clima che si respira è sempre il medesimo: un'intensa atmosfera quasi da circo che crea un gioco divertente, a tratti quasi irriverente, di duchampiana memoria nei confronti del passato.
Franco Brizi da Raro n° 176 aprile 2006

- Renaissance

(1968) Atco rr 4126 wz - cd

1. The Sky Cried - When I Was A Boy 7.36 - 2. Thoughts 3.28 - 3. Paradise 5.59 - 4. That's What Makes A Man 4.28 - 5. The Spell That Comes After 4.29 - 6. Faceless People 5.55 - 7. Season Of The Witch 8.40 - 8. You Keep Me Hanging On 2.50 - 9. Come By Day Come By Night 2.53 - 10. People 5.16

Musicians:
Mark Stein, Tim Bogert, Carmine Appice, Vince Martell

Produced by Shadow Morton
Recorded at Ultra-Sonic Studios in Hempstead
Engineering by Bill Stahl
Cover art by Jim Visconti