Perigeo



album in pagina

- Non è Poi Così Lontano
-
Genealogia
- Abbiamo Tutti Un Blues Da Piangere
- La Valle Dei Templi
- Azimut
- Live In Italy 1976
- Alice



La musica come specchio di un ordine regolante tutte le cose; la musica che, secondo precise leggi, avrà termine e quindi comincerà da capo; la musica vincolata dalla misteriosa matematica dei suoni. E' un idea che vorremmo non esistesse, giacchè preferiamo pensare ad una qualsiasi espressione artistica come cosa libera e pura, ma che per secoli ha giustificato il lavoro dei musicisti, un'ipotesi che ancora aiuta a comprendere la vita e gli sforzi; cioè l'esistenza di un ordine è oggi necessaria in funzione delle nuove forme sonore che andiamo scoprendo, perchè la musica non è più ferma alla sciocca contemplazione di sè stessa, è progressione ed esplorazione, sogno ed incubo, una realtà in continuo divenire. Si muove verticalmente e orizzontalmente ora, e dissacra, striscia dappertutto a cavallo della scienza e della fantasia: è arte e realtà di conoscenza ad un tempo.

Secondo quest'ottica la musica deve sopratutto essere colta sia emozionalmente che intellettualmente, mediante una metrica che prima renda valide le sensazioni individuali, poi le rielabori attraverso una tipologia di linguaggio. E' il problema della coesistenza fra jazz e rock.

False teorie storicistiche inducono a credere che non esiste correlazione fra le due matrici, che il connubbio sia utopistico: ed i Perigeo giungono a dissolverle con i fatti del suo linguaggio ormai universale. Ragioni elitistiche attribuiscono al jazz origini diverse, meno "volgari": ma i Perigeo ci dimostrano che la carne ed il sangue dei suoni sono gli stessi.

Eppure questo gruppo non ha il dono dell'obliquità e della spazialità assoluta, ma la sua musicalità vuole essere il riflesso di un pensiero amplissimo, pure informe e caotico a tratti, che la ricerca "dell'armonia totale" si ottiene a volte per le strade meno consuete: è dunque un urlo gettato in faccia alla negatività di tutta la musica "scolastica" e pedissequia fino alla deficienza.

La struttura pentagonale dell'organico, il polistrumentismo dei singoli, l'osmosi fra jazz-rock ottenuta attraverso la disgregazione dei ritmi e dei cervelli, gli sforzi dei singoli all'interno di un discorso perfettamente corale: sono questi i sintomi della nascita di una nuova indagine sonora, di una cultura chiamata "elettroacustica". Dove con questa definizione non andiamo a spulciare semplicemente fra i solchi di questa musica, ma perchè ci accorgiamo naturalmente che le cose stanno cambiando e non solo nel substrato ritmico, piuttosto nell'essenza della nostra "vecchia" musica moderna. L'elettroacustica è il simbolo armonico dei nostri giorni, ne è la sconvolgente parafrasi in note, uno specchio-pentagramma straordinario e allucinante, la bellezza anche vigorosa e sincera: i Perigeo sono il primo serio tentativo su questa dimensione.

Quello che si ascolta è infatti continuamente teso, contratto verso la riflessione dei suoni, e qui l'iterazione dei ritmi percussivi e pianistici è una costante fondamentale, lanciato verso atmosfere pure e terse o parossistiche e tribali, e questo perchè il tutto subisce le striature di una sottile vena bluesistica, il blues come punto di partenza di gran parte della moderna armonia. Ma nei solchi si vede l'idea stessa del coraggio, non il solito, sbiadito riflesso di esso, anche se alcuni passaggi statici sono presenti, giacchè a volte la progressione dei timbri e dei toni propri del gruppo vorrebbe giungere all'esplorazione finale, all'esplorazione del nulla armonico (che non esiste), al non-suono se vogliamo; questo gli è negato dal desiderio sincero di non fare dell'aristocrazia per giovani musicofili e dalla consapevolezza di rifuggire da quella facile "non comprensibilità" nella quale si trincera l'artista mediocre.

L'esistenza dei Perigeo è semplicemente giusta.

Maurizio Baiata dalle note di copertina di
Abbiamo Tutti Un Blues Da Piangere


- Non E' Poi Così Lontano
(1976) RCA NL 74099 - vinile

1. Fata Morgana (Perigeo) 4.44 - 2. Tarlumbana (T. Sidney) 7.21 - 3. Myosotis (B. Biriaco) 2.33 - 4. Take Off (G. Tommaso) 3.37 - 5. Acoustic Image (G. Tommaso) 8.25 - 6. Terra Rossa (C. Fasoli) 4.17 - 7. New Vienna (F. D'Andrea) 6.14

Musicians:
Giovanni Tommaso, Franco D'Andrea, Claudio Fasoli, Bruno Biriaco, Tony Sidney, Dick Smith, Pete Pedersen

Produced by I. Guenther/W. Morriso
Recorded at RCA Studios in Toronto, Canada
Engineering by Hayward Parrot
Cover by Ren Pearson

Più di quattro anni fa, quando formai il nostro gruppo, dissi che esso poteva vivere solo secondo regole democratiche, perchè è nel rispetto delle singole personalità che si da il meglio di se stessi. Oggi sono orgoglioso di dire che Bruno, Claudio, Franco, Tony ed io ci siamo riusciti: ognuno di noi è parte integrante e insostituibile del gruppo, contribuisce a dargli un'immagine e nella stessa riesce ad identificarsi. Ognuno di noi è rimasto un solista, che invece di annullarsi in un insieme, ha visto da esso valorizzate le sue capacità creative, tecniche, interpretative. Forse il gruppo potrebbe anche sopravvivere con qualche elemento diverso, ma per insostitutibilità io intendo che non sarebbe mai lo stesso. Peggiore o migliore non so, ma certo non il Perigeo che voi conoscete.
L'entusiasmo con cui abbiamo iniziato la nostra attività e che ci ha sempre accompagnato, l'esperienza di questi quattro anni, le prove, i concerti, i dischi, la crescente intesa con la casa discografica, tutto ha contribuito al nostro affiatamento, ci ha dato una carica ancor più forte e ci tiene ancora uniti. Ma allora tutto bene? Non proprio, anche se non tutti si lamentano. Soldi, nonostante tutto, ce ne sono sempre pochini, qualcuno ha problemi sentimentali, qualcun'altro di salute, qualcun'altro ancora apparentemente non ha problemi ma sta peggio degli altri...
Ma il Perigeo "is alive and well" e ha realizzato sull'altra sponda dell'Atlantico questo nuovo 'LP che si intitola
It Is Not So Far Away ovvero Non è Poi Così Lontano. Alludiamo evidentemente a varie cose, ma principalmente al nostro mondo musicale. La nostra musica è stata variamente etichettata: "jazz-rock", "progressive-rock" e così via. Etichette che non rifiutiamo e non accettiamo. E' solo la musica che abbiamo voluto e saputo fare, immediata traduzione in suoni delle nostre sensazioni, dei nostri sentimenti... Se si ritiene necessario classificarla lo si faccia pure, ma non si prenda poi da noi la fedeltà a un modello che non è nostro.
Abbiamo cercato di esprimere graficamente questo titolo con la copertina che, almeno apparentemente, è costituita da un collage di foto del suolo di un altro pianeta prese da un satellite...In realtà sono solo i muri di una vecchia casa di Sperlonga, a un'ora e mezza di macchina da Roma.
Giovanni Tommaso dalle note di copertina

- Genealogia
(1974) RCA NL 71935 - vinile

1. Genealogia (G. Tommaso) - 2. Polaris (B. Biriaco) - 3. Torre Del Lago (G. Tommaso) - 4. Via Beato Angelico (Perigeo) - 5. (In)Vino Veritas (G. Tommaso) - 6. Monti Pallidi (F. D'Andrea) - 7. Grandi Spazi (C. Fasoli) - 8. Old Vienna (F. D'Andrea) - 9. Sidney's Call (Sidney/Tommaso)

Musicians:
Giovanni Tommaso, Franco D'Andrea, Claudio Fasoli, Bruno Biriaco, Tony Sidney, Dick Smith, Mandrake

Produced by Gianni Grandis
Engineering by Rodolfo Grappa
Cover by Ren Pearson

E' abbastanza comprensibile che, fin dal suo esordio, io abbia dedicato una particolare e direi affettuosa attenzione alle vicende del Perigeo. In questo complesso dal nome collettivo spaziale, un po' misterioso e avveniristico, indovinatissimo, si sono riuniti quattro solisti che per una ragione o per l'altra mi erano e mi sono molto familiari, o quanto meno legati ai ricordi personali di una milizia jazzistica che, mio malgrado, è ormai arrivata al quarto di secolo.
Giovanni Tommaso. L'ho incontrato a Firenze nel 1958, quando faveco involontariamente il servizio militare. Un permesso speciale mi consentì di assistere a un concerto del Quintetto di Lucca, che cercava con profitto d'ispirarsi al Modern Jazz Quartet, in quegli anni al centro dell'attenzione di tutti i jazzofili europei. Da allora ho sempre considerato Giovanni come il miglior contrabassista italiano, pur stimandone altri.
Claudio Fasoli, poco dopo il 1960, se la memoria non mi inganna, portava assiduamente la sua pelata già lucida e abbondante nella sala dei concerti del Centro d'Arte degli Studenti dell'Università di Padova, dove veniva ad ascoltare Mozart e Beethoven e a discutere con me di jazz, sgomentandomi con la sua conoscenza di dischi e di nomi nuovi dei quali spesso non ero al corrente. Non sapevo che studiava con accanimento assai più il sassofono che i testi di farmacia.
Di Franco D'Andrea, il mio preferito tra i pianisti italiani di jazz (e mi dicano pure, gli altri, quel che gli pare: qui voglio parlare da appassionato, non da cronista) credo di essere stato un ammiratore da quando non riusciva a prendere sul serio la facoltà di scienze biologiche dell'Università di Bologna e cercava di arrivare al materialismo attraverso Freud e non attraverso Marx, come di solito succede.
Bruno Biriaco. Ho assistito (per caso, non per merito) ad alcuni tra i suoi primi concerti. Era magro, timido, coi capelli corti. Piuttosto diverso da adesso, non c'è dubbio. Ricordo che mi dava del lei. Mi fu agevole pronosticargli una carriera brillante,, della quale più tardi ho potuto seguire varie tappe, specialmente all'indimenticabile Jazz Power di Milano.
Non conoscevo invece il quinto componente, Tony Sidney, il giovane e pregevole chitarrista americano. Da buon veneto, l'ho adocchiato e soppesato con un'ombra di diffidenza. Poi, sempre da buon veneto, l'ho accettato e ammirato al pari degli altri.
Mi sia consentito di citare qualche passo di ciò che ho scritto due anni fa a proposito del primo disco del Perigeo (
Azimut). Questo è il terzo, e il secondo (Abbiamo Tutti Un Blues Da Piangere) si è meritato un premio della critica discografica italiana. <<Abbiamo anche noi, dunque, un complesso di jazz rock che non si limita alla stratificazione dei due linguaggi ma ricerca e trova la sintesi. Bastano poche note per capire che i suoi intenti sono tutt'altro divulgativi: la volontà è quella di esprimere l'urgenza di un mondo musicale in sintonia col tempo, che proprio per questo non sopporta confini o distinzioni di generi.
L'orizzonte artistico del Perigeo è frutto di cultura e di attenzione agli sviluppi più recenti del jazz, del rock e della musica in generale. In questo modo si spiega l'assimilazione (che in taluni casi potrebbe essere anche inconsapevole o maturata in spontanea autonomia) di influenze molteplici che riescono a fondersi e a dare vita a uno stile vivo e vitale, nel quale entrano componenti orientali ed elementi di una nuova religiosità.
Le personalità dei componenti del Perigeo sono rispettate, ma ciascuna concorre a formare la fisionomia del gruppo, Claudio Fasoli, ad esempio, rimane il Claudio Fasoli che conosciamo, ma egli rinuncia, sceglie liberamente di rinunciare a qualcosa di sè oper inserirsi nel quintetto e dargli vita. Ne esce una musica sottile, insinuante, vagamente ipnotica che sempbra indurre l'ascoltatore a forme di comunicazione e di conoscenza diverse dalle "normali" e che proprio in ciò è attualissima. Che poi si tratti di "vero jazz", di rock, di qualcos'altro, o meglio di tutte queste cose insieme, è un punto che non da oggi considero secondario. Mi importa che il risultato sia convincente, e lo è.
Queste affermazioni sono da correggere soltanto nella misura in cui ci sono stati dei mutamenti nello stile del Perigeo, e per adattarle ai lineamenti non comuni di questo disco. E' chiaro che oggi il complesso si è trasformato in direzione di una libertà ancora maggiore. I suoi punti di partenza sono riconoscibili (non sempre, come in
Torre Del Lago, dove la matrice jazzistica è totalmente dimenticata) ma grandissima è l'apertura verso istanze musicali e umane che possano diventare fonti di ispirazione o materiali da elaborare in qualunque modo.
Nello stesso tempo il senso del collettivo e del complesso come comunità di lavoro si è sviluppato in modo sorprendente e positivo. Lo testimonia proprio questa raccolta, alla quale ciascuno dei solisti ha portato un contributo individuale di compositore, oltre che di esecutore. Il titolo,
Genealogia, vuole sottolineare il background personale che si riflette sul fatto musicale e compositivo, con un recupero cauto e discreto (e comunque immerso nella realtà contemporanea) di echi e tradizioni vissute in prima persona.
Per questa ragione il meranese Franco D'Andrea ricorda i Monti Pallidi e la vecchia Vienna; Giovanni Tommaso, nato a Lucca da genitori siciliani (si ascolti l'inizio arcano di
Genealogia) parla di Torre del Lago, di Via Beato Angelico dove abita e difende l'inappellabile verità favorita dal vino; il veneziano Claudio Fasoli ripercorre i grandi spazi della sua laguna; per il romano-siciliano Bruno Biriaco il futuro, nel bellissimo Polaris, cela nel profondo un cuore antico, mentre Tony Sidney, americano di origini polacche, rievoca nei titoli i richiami (calls) degli schiavi neri d'America, alludendo alle discriminazioni di cui furono vittime gli immigrati polacchi negli Stati Uniti.
Dicevo che proprio in questo disco nato in questo modo balza evidente, a conti fatti, un'importante coerenza stilistica, pur nella molteplicità delle motivazioni individuali. E nel momento dell'esecuzione ognuno partecipa della visione poetica e umana dell'autore di turno, vi si innesta e collabora al meglio al buon esito dell'opera. Ciò significa che i cinque componenti del Perigeo hanno concretato un vero gruppo stabile, ben cementato sotto il profilo ideologico e umano, che nel futuro dovrebbe dare frutti sempre migliori.
Franco Fayenz dalle note di copertina

- Abbiamo Tutti Un Blues Da Piangere
(1973) RCA NL 71934 - vinile

1. Non C'è Tempo Da Perdere (G. Tommaso) 8.48 - 2. Dejà Vù (G. Tommaso) 4.48 - 3. Rituale (G. Tommaso/F. D'Andrea/B. Biriaco) 7.30 - 4. Abbiamo Tutti Un Blues Da Piangere (G. Tommaso) 6.08 - 5. Country (G. Tommaso) 3.03 - 6. Nadir (F. D'Andrea) 3.46 - 7. Vento, Pioggia E Sole (G. Tommaso) 9.40

Musicians:
Giovanni Tommaso, Franco D'Andrea, Claudio Fasoli, Bruno Biriaco, Tony Sidney

Produced by Gianni Grandis
Engineering by Rodolfo Grappa
Cover by Dario Campanile

Il Perigeo sceglie di continuare la strada dell'innovazione con un secondo album molto apprezzato dalla critica. Il suono rimane molto riconoscibile, dominato dai Fender Rhodes di D'Andrea e dai ritmi complessi della sezione ritmica, ma rispetto alla precedente prova si rileva una maggiore inclinazione rock, che relega quasi tutte le comèponenti jazz nel brano di chiusura Vento, Pioggia E Sole. Degne di nota anche le introduzioni dei primi due pezzi (Non C'è Tempo Da Perdere e Dejà Vu): la prima orientata su suoni tipicamente mediterranei, la seconda con il violino dissonante.
Alessandro Gaboli e Giovanni Ottone
da Progressive Italiano, ed. Giunti


- La Valle Dei Templi
(1975) RCA nd 71936 - cd

1. Tamale (G. Tommaso) 4.29 - 2. La Valle Dei Templi (Perigeo) 6.12 - 3. Looping (F. D'Andrea) 3.03 - 4. Mistero Della Firefly (G. Tommaso) 5.56 - 5. Pensieri (B. Biriaco) 2.15 - 6. Periplo (G. Tommaso) 5.04 - 7. Eucalyptus (C. Fasoli) '58 - 8. Alba Di Un Mondo (C. Fasoli) 2.53 - 9. Cantilena (F. D'Andrea) 3.55 - 10. 2000 E Due Notti (G. Tommaso) 5.35 - 11. Un Cerchio Giallo (T. Sidney) 4.30

Musicians:
Giovanni Tommaso, Franco D'Andrea, Claudio Fasoli, Bruno Biriaco, Tony Sidney, Toni Esposito

Produced by Renato Coppola
Engineering by Rodolfo Grappa
Cover by Caesar Monti

Ancora un disco pregevole dal punto di vista tecnico ma un po' privo di emozioni, con una vena creativa che sembra appannarsi: è un altro passo indietro verso un jazz più ortodosso. Bella comunque la title-track, con un pianoforte che ricorda molto nell'intenzione e nei suoni il Mike Oldfield di Tubular Bells, e ottimo Looping, in cui lo stile vira a una fusion che finisce per dominare anche il resto del disco.
Da segnalare in veste di ospite il percussionista Tony Esposito.
Alessandro Gaboli e Giovanni Ottone
da Progressive Italiano, ed. Giunti



- Azimut
(1972) RCA nd 74103 - cd

1. Posto di Non So Dove 6.12 - 2. Grandangolo 8.22 - 3. Aspettando Il Nuovo Giorno 3.55 - 4. Azimut 7.18 - 5. Un Respiro 1.30 - 6. 36° Parallelo 9.51

Musicians:
Giovanni Tommaso, Franco D'Andrea, Claudio Fasoli, Bruno Biriaco, Tony Sidney

Produced by Gianni Grandis
Recorded at Studio D of RCA
Engineering by Sergio Petucchi
Cover by UP & DOWN Studio

L'esordio dei Perigeo è sostanzialmente un disco jazz nel cui tessuto vengono inseriti elementi progressivi che lo rendono particolarmente interessante. Un buon esempio è il finale del secondo brano, Grandangolo, dove il free lascia subito il posto a un tema dalle tipiche sfumature prog.
Il lavoro è dominato da atmosfere rarefatte, impreziosite dal piano Fender di D'Andrea, mentre sono solo due i pezzi in cui compare la voce di Tommaso (Posto Di Non So Dove e Un Respiro)
. che per il resto accompagna con vocalizzi. In Aspettando Il Nuovo Giorno si distingue invece la chitarra di Tony Sidney, con un suono molto particolare che dà al pezzo una sorta di impronta rock vagamente futuribile.
Un ottimo debutto, insomma, che però in alcuni momenti soffre dell'eccessiva ripetitività di alcuni temi strumentali.
Alessandro Gaboli e Giovanni Ottone
da Progressive Italiano, ed. Giunti


- Live In Italy 1976
(1976) Contempo conte 156 - cd

1. Take Off (G. Tommaso) 5.30 - 2. New Vienna (F. D'Andrea) 7.56 - 3. La Valle Dei Templi (B. Biriaco) 5.55 - 4. Myosotis (B. Biriaco) 5.15 - 5. Terra Rossa (C. Fasoli) 7.15 - 6. Acoustic Image (G. Tommaso) 15.11 - 7. Tarlumbana (A. Sidney) 10.20 - 8. Via Beato Angelico (G. Tommaso) 9.23 - 9. Festival (G. Tommaso) 25.52

Musicians:
Giovanni Tommaso, Franco D'Andrea,  Bruno Biriaco, Tony Sidney

Recorded at Pescara on August 6, 1976

- Alice
(1980) RCA pg 33407 - vinile

1. Il Quartiere - 2. Bella Città - 3. Il Festival - 4. Tea Party - 5. Al Bar Dello Sport

Musicians:
Tony Sidney, Claudio Fasoli, Mike Fraser, Vincenzo Mancuso, Carlo Pennisi, Giovanni Tommaso, Adriano Giordanella, Paolo Rustichelli, Francesco Battimelli, Alessandra Bellatreccia, Nanni Civitenga, Alfredo Golino, Franco D'Andrea, Mark Harris, Roberto Evangelisti, Lucio Dalla, Anna Oxa, Rino Gaetano, Maria Monti, Sandro Centofanti, Derek Wilson, David Walter, Carl Porter, Maurizio Giammarco

Recorded at RCA Studio B, Rome
Engineering by Marcello Onesti and Sandro Secondino
Cover photo by Kelly Armah