National Health



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- Of Queues And Cures
- National Health

Come tutti sanno quello tra il 1975 e il 1980 fu un periodo di sommovimenti e rivoluzioni musicali: la sepoltura del così detto rock romantico/progressivo, l'avvento del punk e della new wave, i prodomi di un nuovo rock continentale, il riorganizzarsi di alcuni "alternativi" dopo la disillusione Virgin.

Tra i reduci di Egg, Gilgamesh e Hatfield And The North si sviluppò il desiderio di una formazione che stringesse ancor più le relazioni tra rock e complessità, ben disposta verso partiture elaborate e cambiamenti di tempo, suoni esigenti ma non astrusi. Qualcosa in controtendenza con la ruvida essenzialità di quella stagione. Era l'ora dei National Health, un'idea accarezzata da Alan Gowen e Dave Stewart e battezzata con il nome degli occhiali di quest'ultimo, oltrechè del servizio sanitario britannico. Sorta di dream team per musicisti non convenzionali, i National Health dovevano essere poco meno di un'orchestra, un ensamble capace di ogni impresa, quasi un Ottawa Company riveduta e corretta.

Doppia chitarra, doppie tastiere, cantante basso e batteria: questo lo schieramento originale di un gruppo che raccoglierà più arrivi e partenze di un orario ferroviario.

Dietro i tamburi si alternano Bill Bruford, John Mitchell e Pip Pyle, al basso Mont Campbell, Neil Murray e John Greaves, alle sei corde, oltre a Phil Miller, Phil Lee e Steve Hillage, senza contare gli abbandoni di Amanda Parson, di Gowen e, alla fine, dello stesso Stewart oppure l'effimero ingresso di Georgie Born e Lindsay Cooper.

Le cronache discografiche hanno fotografato solo qualche tratto di quel percorso, quando la formula s'era ormai fissata in un quartetto. I tre lavori disponibili offrono scampoli di bel suono, puntigliose architetture, melange di passione e intelligenza, di ragione e sentimento. Il secondo in particolare,
Of Queues And Cures, uscito nel 1979, è un'instantanea di quattro musicisti in stato di grazia, un crogiolo di virtù stewartiane, l'ultima strenua difesa di una terza via organistica, in quegli anni schiacciata tra le innovazioni di Barry Adrews e la ridondanza dei disosauti progressive.

Purtroppo le avversità di chi è costretto ad esibirsi in mense studentesche e discoteche olandesi o a guidare da Helsinki a Barcellona per un solo concerto ebbero il sopravvento, rendendo inevitabile lo scioglimento. I fans però sapevano che i Nationalt Health, al contrario degli Hatfield And The North, conservavano un vasto catalogo di composizioni eseguite dal vivo e mai pubblicate: le difficoltà nel fissaggio discografico avevano lasciato il primo intenso biennio di vita senza alcun riscontro.

Paolo Chang


- Of Queues And Cures
(1978) Decal lik 70 - cd

1. The Bryden 2-step (D. Stewart) 8.52 - 2. The Collapso (D. Stewart) 6.22 - 3. Squarer For Maud (J. Greaves) 12.05 - 4. Dreams Wide Awake (P. Miller) 8.54 5. Binoculars (P. Pyle) 11.58 - 6. The Bryden 2-step part II (D. Stewart) 5.46

Musicians:
Dave Stewart,
Phil Miller, John Greaves, Pip Pyle, George Born, Paul Nieman, Phil Milton, Selwyn Baptiste, Jimmy Hasting, Keith Thompson, Peter Blegvad

Produced by National Health and Mike Dunne
Cover photo by Brian Rule

Continua a mantenersi ottima la "salute musicale" della musica centerburiana con l'uscita sul mercato di questa seconda prova dei figli legittimi Mational Healt.
Of Queues And Cures è l'album che meglio del precedente e primo lavoro del gruppo ci riporta, non in senso statico ma all'insegna della più fulgida eredità musicale, sui passi dell'anima comune Hatfield and The North (Dave Stewart, Phil Miller, Pip Pyle) qui peraltro piacevolmente graffiata dal suono più acido della frangia radicalizzata di Canterbury (Henry Cow, Art Bears) presente con George Born e John Greaves. La tradizione degli emarginati procede così per una strada già tracciata, eppur sempre aperta a nuovi elementi di suggestione.
Mente ispiratrice continua ad essere il tastierista Dave Stewart, autore di tre pezzi, il quale però conserva un positivo diniego per ogni forma di "leader-group" confortando in tal modo l'adesione ai più autentici dettami del credo canterburiano, atto a lasciar libero sfogo all'essenza creativa dei singoli elementi del gruppo, in questo caso Phil Miller alla chitarra, John Greaves al basso, Pip Pyle alla batteria e percussioni, tutti firmatari di un brano e Geroge Born al cello.
L'insieme del disco risulta pregevolmente compatto e coerente, in linea diretta con il discorso musicale intrappreso con il primo 'Lp. Gli stati tranquilli, un po' melanconici degli Hatfield and The North, planano sensibilmente dalla sospensione nel clima tipicamente suburbano industriale della periferia inglese, l'aggancio terreno è già riscontrabile qualora si ascolti Dreams Wide Awake dove la corposità rockeggiante della struttura è già una strizzata d'occhio all'apertura di nuovi temi. Di contrasto solo apparente è il pezzo Binoculars dove constatiamo come la lezione dei vecchi maestri Caravan di In The Land Of Grey And Pink, secondo un ideale collegamento genealogico, sia felicemente appresa grazie anche all'aggancio materiale con Jimmy Hasting, il quale ricuce, insieme alle tastiere di Stewart, stati d'animo non dimenticati. I rimanenti brani gravitano attorno a questi già citati, componendo un mosaico apprezzabilissimo.
In definitiva nessun tradimento formale al proprio filone musicale per questi National Health, ma neppure nessuna "impasse" riscontrabile alla richiesta di un rinnovo costante nell'ambito del "progressive rock".
Franco Scarpa da Rockerilla n° 5 marzo 1979

- National Health
(1977) Decal lik 66 - cd

1. Tenemos Rads 14.43 - 2. Brujo 10.19 - 3. Borogoves (excerpt from part 2) 4.16 - 4. Borogoves (part 1) 6.37 - 5. Elephants 14.37

Musicians:
Dave Stewart,
Phil Miller, John Greaves, Pip Pyle, Phil Milton, Paul Nieman

Produced by National Health

Formazione a otto, il quartetto base Dave Stewart, Phil Miller, Pip Pyle, Murray, più Alan Gowen (pianoforte e moog), John Mitchell (percussioni) e la corista Amanda Parson.
Il repertorio è chiaro jazz rock progressivo, con quattro lunghi brani firmati da Stewart e Gowen, con bei passaggi canterburiani (Tenemos Roads), elaborati tecnicismi (Brujo) e una splendida conclusione (Elephants).
In termini di prestigio artistico è una formazione degna di competere con chi l'ha preceduta; in più l'uso delle doppie tastiere e delle doppie percussioni rendono il suono più corposo. Non ci sono parti vocali estese ma soltanto minimi interventi della Parson che usa la voce come strumento aggiuntivo.
Cesare Rizzi da The Prog Side Of The Moon ed Giunti (2010)