It's Immaterial



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- Song


- Song
(1990) Siren srn 27 - vinile

1. New Brighton 5.51 - 2. Endless Holiday 5.35 - 3. An Ordinary Life 5.04 - 4. Heaven Knows 4.20 - 5. In The Neighbourhood 5.20 - 6. Missing 5.20 - 7. Home Coming 4.40 - 8. Summer Winds 4.40 - 9. Life On The Hill 6.12 - 10. Your Voice 5.18

Musicians:
John Campbell and Jarvis Whitehead


Produced by C. Malcolm

Apparsi alla ribalta del mercato discografico alcuni anni prima con un paio di singoli molto gradevoli ed un album dal titolo davvero poco confortante come Life Is Hard And Then You Die , gli It’s Immaterial sono poi spariti nel nulla, condividendo, almeno all’apparenza, il destino meteoritico già comune a tanti gruppi pop d’oltremanica.
Song viene dunque a smentire quell'ipotesi pessimistica e lo fa nel migliore dei modi, restituendo cioè John Campbell e Jarvis Whitehead in forma smagliante e sorprendentemente maturati sotto il profilo compositivo e tecnico-esecutivo.
Immediato ed inevitabile è, sin dal primo ascolto, il rimando ad uno dei più grandi e sottovalutati gruppi del movimento, i Blue Nile, creatori di atmosfere intensamente romantiche ed emozionali a cui
Song si rifà abbastanza esplicitamente in più punti. Si tratta, comunque, di affinità “atmosferiche”, che in nulla pregiudicano l’originalità ed il fascino del lavoro: rispetto a quelle dei Blue Nile le composizioni di Campbell e Whitehead sono meno accessibili e passionali, raramente la malinconia, che si presenta come la cifra sentimentale caratteristica di , si trasforma in tristezza, mentre il disincanto rassegnato nei confronti dei casi della vita trova il suo termine in un ironico e lucido understatement piuttosto che nel dolore e nell’angoscia.
Il discorso musicale asseconda con coerenza questo atteggiamento affettivo, privilegiando i toni pacati e le sfumature strumentali cui corrispondono arrangiamenti superbi nella scelta dei suoni, dal portamento elegante e raffinatissimo, dove chitarre acustiche e tastiere elettroniche, fisarmonica e sequencer convivono in un perfetto equilibrio.
I ritmi, pur assentandosi su tempio medio-lenti della ballata, godono di una vivacità e di una ricchezza di voci persuasive inisutate, mentre la scrittura melodica trova spesso spunti efficacissimi per quanto di non immediata presa, esigendo un ascolto paziente ed attento che viene infine ampiamente ripagato.
Delicatissimo ma non privo di incisività, intimista ma non introverso, rivela negli It’s Immaterial una realtà musicale da scoprire, nonostante il totale disinteresse della critica che, in altre facende affacendata, non lo ha degnato del benchè minimo interesse. Così è la vita, peccato. Davvero bello.
Alberto Rossini da Buscadero n° 110 gennaio 1991