Flying Lizards



album in pagina:

- Fourth Wall
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Flying Lizards
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Top Ten




Più che un complesso vero e proprio, i Flying Lizards sono la sigla di fantasia dietro cui si nasconde il cantante e polistrumentista David Cunningham per i suoi esperimenti tra elettronica, rock, avanguardia e multimedia.

Di origini irlandesi, Cunningham giunge a Londra all'inizio dei '70 e dopo trascurabili prove in ambito underground trova spazio nel mondo nuovo della new wave, facendo lega con la cantante Deborah Evans e ottenendo un sorprendente ingaggio dalla Virgin. Nella fervida mente di Cunningham le "lucertole" strisciano per poco. Molto più interessanti per lui i lavori come produttore con Michael Nyman (numerose colonne sonore per Peter Greenaway, fra cui Il Mistero Dei Giardini Di Compton House) e le prove come pianista, tra provocazioni aleatorie alla John Cage e raffinate incisioni ambient.

Dei Flying Lizards si tornerà a parlare, peraltro solo di sfuggita, nel 1996, quando Cunningham pubblicherà per la sua Piano Records un'antologia di inediti remixati con gusto moderno (The Secret Dub Life Of Flying Lizards)

Simone Arcagni da New Wave, ed Giunti


- Fourth Wall
(1981) Virgin VIL 12190- vinile

1. Lovers And Another Strangers 3.09 - 2. Glide/Spin 3.30 - 3. In My Lifetime 2.20 - 4. Cirrus 1.24 - 5. A-Train 5.09 - 6. New Voice 5.42 - 7. Hand 2 Take 4.05 - 8. An Age 2.31 - 9. Steam Away 4.47 - 10. Move On Up 5.27 - 11. Another Story 3.08 - 12. Lost And Found 2.47

Musicians:
David Cunningham, Patti Palladin, J.J. Johnson,
Peter Gordon, Robert Fripp, V. Haller, Julian Marshall, Gareth Sager, Cheryl Lewis, Michael Nyman, Ben Grove, Keith Thompson, Steve Saunders, Anne Bernard, Edward Pillinger, Rory Allam, Nick Hayley, Lucy Skeaping

Produced by David Cunningham
Cover by Laurie Rae

Secondo album per i Flying Lizards. Il loro primo 'Lp era fresco, allegro, deliziosamente ironico e barbatello. Meravigliosa Hey Story, davvero uno dei più raffinati devertissiment degli ultimi anni.
Questo
Fourth Wall è meno immediato, e pare che voglia a tutti i costi celare qualcosa. Forse la chitarra onnipresente Robert Fripp? Oppure quel Peter Gordon che appare quasi distrattamente in un solo brano? E cosa dire del titolo: non vi ricorda in maniera ironica quel Fourth World con annessi e connessi di "possible music". Come tutti i giochi intelettuali, Fourth Wall, richiede un po' di impegno e di lungimiranza, garantendo ai più smaliziati momenti di autentico interesse. La sperimentazione è contenuta e sommessa, ed anche i brani più stravaganti ed arzicoccolati mostrano un'integrità formale suggestiva che si lega al filo conduttore dell'intera opera. Di etnico mi pare ci sia molto poco, a parte qualche spruzzatina nipponica (immancabile di questi tempi). La voce di Patti Palladin, ora pigra ora flippante, copre solo parzialmente la fitta rete di loops, tapes synth e voci sdoppiate che sono i balocchi di Cunninham e soci.
Il disco è pervaso da un'atmosfera onirica, tipo sogno di bimbo nel vento di aprile con i canditi e un triciclo di nebbia. In ogni caso, una delle opere più bizzarre e simpatiche di quest'anno.
Alessandro Calovolo da Rockerilla n° 16 luglio/agosto 1981

- Flying Lizards
(1980) Virgin V 2150 - vinile

1. Mandelay Song 2.27 (B. Brecht) - 2. Her Story 4.37 (Flying Lizards) - 3. TV 3.51 (Flying Lizards) - 4. Russia 6.11 (D. Cunningham) - 5. Summertime Blues 2.58 (Flying Lizards) 6. Money 6.53 (Flying Lizards) - 7. The Flood 4.57 (D. Cunningham) - 8. Trouble 2.46 (D. Cunningham) - 9. Events During Flood 3.25 (D. Cunningham) - 10. The Window 4.52 (D. Cunningham)

Produced by Flying Lizards
Recorded at Berry Street and Brixton, London
Engineering by Dave Hunt and David Cunningham
Cover art by: Laurie Rae

Benvenuti alla fiera delle bizzarie! Sarà certamente difficile, per quelli che acquistano questo disco, capirci qualche cosa subito al primo ascolto. Non che il contenuto sia particolarmente difficile, ma per via di una strana atmosfera di follia che rimbalza di brano in brano lungo l’arco dell’intero album, facendo da filo conduttore invisibile ed inquietante, per una serie di operazioni elettroniche davvero intelligenti. Si va dal monologo brechtiano cantato in un contesto musicale espressionista e quasi grottesco: Mandelay Song, al brano meccanico ripetitivo quasi ballabile ma non commerciale: Her Story; e si arriva persino all’improvvisazione di pura marca elettronica: Events During Flood con tanto di effetti cupi e zigrinati di sottofondo.
Guidati dalla fertile mente di David Cunningham, i Flying Lizards stupiscono in una maniera che sinceramente non avremmo creduto essere così matura ed intelligente. Un’altra grande band che entra nel magico regno della new wave sperimentale.

Articolo npn firmato Rockerilla n° 4 aprile 1980

- Top Ten
(1984) Statik STAT 20 - vinile

1. Tutti Frutti 3.42 (Penniman/La Bostrie) - 2. Dizzy Miss Lizzie 2.05 (L. Williams) - 3. Sex Machine 5.09 (J. Brown/Bird/Lenhoff) - 4. What's New Pussycat 3.49 (Bacharach/David) - 5. Suzanne 5.30 (L. Cohen) - 6. Then He Kissed Me 2.54 (Spector/Greenwich/Barry) - 7. Whole Lotta Shaling Goin' On 4.52 (Williams/David) - 8. Purple Haze 2.55 (J. Hendrix) - 9. Great Balls Of Fire 1.57 (Hammer/Blackwell) - 10. Tears 4.31 (Uhr/Caprano)

Musicians:
David Cunningham, Julian Marshall, Michael Upton,
Peter Gordon, John Greaves, Steve Beresford, Elisabeth Perry, Alexander Balanescu

Produced by David Cunningham
Recorded in London and Geneva
Cover photo by Garrard Martin

David Cunningham riprende il progetto Flying Lizards a oltre due anni dall'uscita di Fourth Wall, là dove si era interotto. Il perchè di questa lunga sosta non va ricercato solo nella proverbiale timidezza del personaggio (lo abbiamo visto suonare in una rara occasione e però di spalle, in fondo in fondo al palco); il fatto è che la Virgin, che lo aveva lanciato in tempi più floridi per il "rock intelettuale", lo ha depistato sul binario minore della Statik e probabilmente è scesa a patti con lui solo quando è stata avanzata un'idea in qualche modo commerciale.
Naturalmente bisogna intendersi sui termini. Più che commerciale in senso stretto
Top Ten è un disco che può diventare molto chiaccherato e magari consumato, anche, un po' per snob e un po' sul serio. L'idea è quella della memorabile Money sul primo 'Lp; dissodare un pezzo celebre, passarlo nel trita-elettronici dell'ultima generazione, farlo cenere di canzone, surgelarlo e mandarlo in onda così presso le nuove generazioni. Qui l'operazione dura un intero 'Lp, coinvolgendo James Brown (Sex Machine) e i Beatles (Dizzie Miss Lizzie), Tom Jones (What's New Pussycat) e Little Richard (Tutti Frutti) fino a Jimi Hendrix di Purple Haze. Sally (la nuova partner di Cunningham, dopo Vivien Goldman), strascica parole con voce nauseata, astratta, indifferente, da troppo Valium, mentre il leader disturba alla sua maniera paradossale, con i nastri e le sue elettroniche.
Divertirsi, inviperirsi, disperarsi per ciò? Chissà. Annoiarsene come un fato che incombe, forse. Il cuore è gelido, l'ironia non se la sogna neache di vestire con le sue lucine questi 40 minuti estenuanti. Dischi così andrebbero immaginati più che incisi; e anche in quel caso, a puro livello di provocazione verbale, un brivido (di scoramento? di perverso piacere?) lungo il nervo della musica.
Riccardo Bertoncelli da Rockerilla n° 52 dicembre 1984