Faust



album in pagina

- The Last 'Lp
- Faust IV
- Edinburg 1997
- Nosferatu


collaborano in:

- Sort Off

  (Slapp Happy)

Il progetto che il produttore Uwe Nettelbeck si accingeva a mettere in atto in quei ricoluzionari primi anni '70, aveva ben poche pietre di paragone anche in tempi in cui tutto sembrava possibile; l'avanguardia psichedelica tedesca aveva già sfornato la sua prima generazione di sperimentatori, portando ad una certa notorietà, almeno nei circoli undergroud, una manipolo di artisti dall'attitudine molto diversificata, ma accomunati da una decisa presa di distanza dai clichès del rock anglo-americano. Se la maggior fama doveva in un primo momento arridere ai profeti di un ambient cosmico astratto e minimale, Tangerine Dream in testa, altri erano i precursori che si riveleranno in una certa misura importanti per l'avvio dell'esperienza Faust: il peculiare lavoro sui ritmi e la libertà combinatoria dei Can, la vivace attitudine politica ed il collage di elementi cabarettistici dei Floh de Cologne, lo straniamento di materiali folk degli Embryo, l'inesorabile carica lisercica dei Guru Guru saranno tutti elementi impliciti nell'estetica dei Faust degli esordi, quelli del primo, spontaneo e quasi inconsapevole 'Lp; il modo di integrare questi ed altri elementi in una miscela allo stesso tempo irriducibilmente unica e potentemente feconda contribuisce, tuttavia, a far passare in secondo piano le loro radici alimentandone l'immagine di oggetto alieno materializzatosi dal nulla.

La nascita di Faust, del resto, è talmente artificiale che quasi al Nulla (o al Cosmico Caos, fate un po' voi) vien voglia di attribuirne la maternità; la comune di Wumme non sorge infatti dall'autonoma aggregazione dei suoi membri, ma dall'idea di Nettelbeck di radunare artisti di strada dotati di talento e del tutto sconosciuti, segregarli in un ambiente isolato e ricco di ogni confort, far scatenare la loro creatività, almeno in prima approssimazione, al di fuori di qualsiasi vincolo, dotarli di mezzi tecnologici assolutamente pioneristici, e sopratutto far finanziare il progetto, commercialmente del tutto improponibile ad una major, grazie ad una buona opera di marketing e pubbliche relazioni in una prima fase, per poi fare leva su grande paradosso del big business: come regola infatti, una volta investita una piccola fortuna su un progetto di ricerca ad alto rischio, l'industria tende per un certo periodo a continuare a sostenerlo in modo sempre più ingente nella speranza di recuperare parte delle spese. A tanta faccia tosta si deve il cospicuo cash-flow che ha consentito. nel corso di oltre tre anni, di scrivere un capitolo indelebile che avrebbe mutato in modo più radicale di quanto comunemente si consideri la trama occulta della storia del rock.

I musicisti individuati da Nettelbeck come facenti al caso suo provenivano da due nuclei di sperimentatori distinti, uno comprendente il bassista Jean Hervè Peron, il chitarrista Rudolf Sosna ed il sassofonista e tastierista Gunther Wusthoff, l'altro il batterista Werner "Zappi" Diermaier e l'organista Joachim Irmler oltre ad Arnulf Meifert, percussionista e polistrumentista che attraverserà la vicenda come una meteora, congedato dopo la realizzazione dell'album di esordio per incompatibilità di carattere.

Come si è detto, tra i due nuclei non c'era stato preventivamente alcun tipo di interscambio. I sei personaggi erano però solo il primo degli ingredienti chiave assemblati da Nettelbeck per il suo ambizioso esperimento; il secondo era costituito da una fattoria situata tra Amburgo e Brema, nella citata località di Wumme, da adibire a studio di registrazione e laboratorio creativo; il terzo aveva nome Kurt Graupner, ed era un tecnico della Deutsche Grammophon, curatore del settore più sperimentale del catalogo legato al prestigioso marchio. Graupner aveva uno stile di vita completamente alieno agli strani tipi che frequentavano la comune di Wumme, a dir poco scioccato dagli eccessi cui si dedicavano anima e corpo i più giovani compagni di avventura, che tra il generoso consumo di droga e le diverse auto sfasciate cominciarono ben presto a scrivere cifre ad inchiostro rosso sul bilancio economico della vicenda.

Dal punto di vista artistico, tuttavia, la profonda unità di idee che scaturì immediatamente tra il tecnico ed i musicisti portò allo sviluppo di una incredibile macchina tecnologica tagliata su misura per le esigenze dei performers, a loro volta messi in grado di crescere anche grazie alla simbiotica relazione con le macchine.

Faust venne pubblicato dopo diversi mesi nei quali appariva ben chiaro che l'interesse del gruppo nella creazione musicale non aveva nulla a che vedere con la determinazione a finalizzare un prodotto: ci vollero sostanziali pressioni da parte della casa discografica perchè fosse partorito un diamante grezzo che doveva catalogarsi tra i più incredibili esordi di un gruppo rock, con i suoi tre lunghi brani intrisi di selvaggia carica anticonformista. Il riff coinvolgente ma irritante di Why Don't You Eat Carrots?, con le sue beffarde citazioni di Beatles e Stones e gli inserti di pianoforte classico in un marasma di rumori davvero singolare, lo sfibrante collage di musiche abortite e di sbeffeggiante irriverenza di Meadow Meal, la jam acida e dissonante di Miss Fortune, con i suoi continui cambi d'umore e di tempo, altro non erano che la sardonica contemplazione della catastrofe morale e culturale nella quale pareva implosa la civiltà occidentale, esercizio primitivo di nonchalance apocalittica.

La registrazione - e la sollecita pubblicazione - risalgono al 1971, più o meno in coincidenza con l'arrivo a Wumme degli Slapp Happy, che avrebbero ivi realizzato il loro album di esordio
Sort Of, coinvolgendo anche Zappi, Peron e Wusthoff nell'impresa. L'apertura della fattoria di Wumme ad altri artisti (tra i quali il violinista di estrazione accademica Tony Conrad, anch'egli autore di un album con i Faust, Outside The Dream Syndacate), a partire dal 1972, aveva come scopo principale un parziale ritorno economico, quando a due anni dall'inizio del progetto ben poco era stato incassato dalla Polydor a fronte del sostanzioso investimento. Il sodalizio con gli Slapp Happy sopravviverà tuttavia oltre la conclusione di queste vicissitudini, fino alla tesissima tournèe con gli Henry Cow di fine '73.

Sempre per portare qualche spicciolo in cassa, al secondo 'Lp licenziato dai Faust nel 1972,
So Far, furono imposte coordinate leggermente più fruibili e meno disordinate, il che nulla toglie alla sua statura di pietra miliare della psicadelia di tutti i tempi. Il ritmo squadrato e ossessivo dell'apparentemente demenziale It's A Rainy Day, Sunshine Girl, in realtà anticipa le angosce esistenziali dei Joy Division di un buon lustro, mentre la (realmente) demenziale No Harm, con le sue continue aggressioni e distensioni, i ritmi lineari e gratinici dissolti senza preavviso in comodi inserti swing, o ancora il percussivo space-rock di Mamie Is Blue sparato dopo lo swingante minimalismo di So Far, trascinano l'ascoltatore in un vortice di emozioni dalla forza tuttora intatta. Le vendite in realtà non corrisposero minimamente allo strepitoso successo artistico del long playing, anche perchè per nulla sopportate dalla necessaria promozione dal vivo. Più che concerti, dei Faust di quegli anni si segnalano happenings dal vivo, come la celebre data amburghese alla Musikhalle, non a caso ricordata come un disastro colossale da Graupner, per via delle disfunzioni tecniche che ne condizionarono, anzi ne pilotarono l'esito, e come un'esperienza memorabile da Irmler "l'unico vero concerto che abbiamo mai fatto". Un sistema complicatissimo di venti speakers, disposti per generare un sensazionale (per l'epoca) effetto surround, fece clamorosamente cilecca al momento del sound-check finale, con il pubblico invitato e ripresentarsi due ore dopo, per trovare i Faust impegnati con un armamentario di saldatori, anzichè di strumenti musicali, nel duplice ruolo di assemblatori e performers; quindi la parte musicale dell'evento, con il pubblico che girava per la sala ed attorno ai musicisti, con un simbolico annullamento della distanza tra l'artista e la sua audience, tra il soggetto che crea la musica e quello che ne fruisce; l'incredibile concretizzazione di un'utopia, effimera e poco redditizia sul breve-medio periodo, ed allo stesso tempo seminale, creatrice di futuro, come ogni utopia che si rispetti.

Con
So Far si chiude il contributo consapevolmente fornito dai Faust alla Polydor, prima che lo studio di Wumme venisse totalmente smantellato ed il gruppo praticamente "venduto" alla Virgin per la breve esperienza, umanamente disastrosa ed artisticamente miracolosa, al Manor Castle. dove prese forma Faust IV. In realtà, quando la Polydor chiuse definitivamente i rubinetti del contante, l'idea dei dirigenti della casa tedesca era quella di valorizzare il consistente contenuto tecnologico dello studio, il cui equipaggiamento era costituito, per quel che riguardava la parte più appetibile, delle macchine non di serie, progettate e realizzate da Graupner. Trovarono in tutto quattro pareti spoglie, le apparecchiature portate via dai veri, legittimi proprietari, il tesoro di Wumme svanito come quelli accumulati nei sogni.

La testimonianza discografica tuttavia è lungi dall'esaurursi con
So Far, ed il cofanetto Reccomended, The Wumme Years 1970-73 pubblicato nel 2001, racchiude ben altre gemme, prima fra tutte The Faust Tapes, un disco assemblato con la forza della disperazione da nastri incompiuti realizzati nel corso dei tre anni precedenti, come estremo tentativo di Nettelbeck di salvare la sua creatura: ne nacque un golem tanto futurista e visionario che iniziamo a renderci conto appieno soltanto ora, dopo che orde di nipotini (dai Sonic Youth ai Jessamine e dai Flying Saucer Attack agli Ectogram, strepitosi nel rivisitare J'ai Mal Aux Dents) hanno omaggiato o saccheggiato queste intuizioni dimenticate in fretta nel corso di tutti gli anni novanta.

The Faust Tapes è anche il documento che testimonia più di ogni altro lo scambio di idee affettuato in quegli anni con gli Slapp Happy, simboleggiato da sbilenche canzoni canterburiane come Flash Back Caruso e Stretch Out Time. (...)

Enrico Ramunni da Rockerilla n° 246 febbraio 2001


- The Last 'LP
(1988) RèR limited edition - vinile

Being the unreleased Faust Party tapes (some of which have appeared previously on limited edition collector's eps and single, and three of which have never previously appeared at all)

1. Party 2 - 2. Party 8 - 3. Psalter - 4. Party 5 - 5. Party 1 - 6. Party 3 - 7. Party 6 - 8. Party 4






- Faust IV
(1973) Virgin v 2004 - vinile

1. Krautrock
12.00 - 2. The Sad Skinhead 2.30 - 3. Jennifer 7.00 - 4. Just A Second/Picnic On A Frozen River/Dauxiemme Tableaux 3.00 - 5. Giggy Smile 8.00 - 6. Lauft... Heaist Das Es Lauft Oder Es Kommt Bald...Lauft 8.00 - 7. It's A Bit Of A Pain 3.07

Produced by Uwe Nettelbeck
Recorded at The Manor, Oxfordshire, England on June 1973
Engineering by Kurt Graupner
Cover by Uwe Nettelbeck and Gunther Wostoff

Il punto di massima vicinanza al pianeta rock della cometa Faust, primo e ultimo album compiuto di una breve storia discografica.
La suite iniziale legittima anche nel nome l'esistenza del krautrock: un fluido wall of sound cosmico che mira in alto, che utilizza una sequenza elettroritmica per ricamarci sopra come solo i tedeschi sanno fare.
L'ironico bozzetto di The Sad Skinhead ironizza sul passatempo preferito di quelli del titolo ("andare da qualche parte a spaccare facce"). Jennifer è l'altro estremo di donovaniana memoria, un vago folk cupo e stravolto dal rimbombo di un basso che suona come una tuba, e dal solito finale che non ti aspetti. Giggy Smile è il consueto quadretto finto retrò.
Cesare Rizzi da The Prog Side Of The Moon ed. Giunti (2010)

- Edinburg 1997
(1997) Klangbad 45 - cd

1. The Opener - 2. Allerding Weisst Du - 3. Drachentoter - 4. Largo - 5. Was Soll Das - 6. Druk/Walk Under Pressure - 7. Water Impression - 8. WBD

Musicians:
Werner Diermaier, Hans Joachim Irmler, Steven Wray Lobdell, Lars Paukstat, Michael Stoll

Produced by Hans Joachim Irmler
Recorded live at Edinburg Festival on 1977
Cover by Thomas E. Martin

- Nosferatu
(1997) Klangbad - cd

1. Aufbruck Nach Rumanien - 2. Verwirrung - 3. Telepathia - 4. Kampf Der Machte - 5. Das Unheil Breitet Sich Aus - 6. Die Entschiedung

Musicians:
Werner "Zappi" Diermaier, Hans Joachim Irmler, Steven Wray Lobdell, Thomas E. Martin, Lars Paukstat

Produced by Hans Joachim Irmler
Engineering by Maggie Thomas
Cover by Thomas E. Martin