Cocteau Twins



album in pagina

- The Spangle Maker
-
Garlands
-
Treasure
-
Victorialand
-
The Moon And The Melodies

   (with Harold Budd)



collaborano in:

- Lovely Thunder
  (Harold Budd)




(...) E' il 1982, nella cittadina scozzese di Falkirk, distante circa venti miglia da Glasgow, due amici decidono di formare un gruppo. Questi due amici si chiamano Robin Guthrie e Will Heggie.

Una sera Robin, recatosi in un club, nota una minuta fanciulla che si muove in modo molto aggraziato, e immagina che una creatura in grado di ballare così possa essere anche una brava cantante. Cos' decide di portarla nella loro sala prove, presentarla a Will e convincerla a cantare con loro. Elizabeth Frazer non aveva mai cantato con una band prima di allora (anche se Robin, conquistato, disse a Will che aveva già una discreta esperienza). Con una certa risolutezza, ella improvvisò una performance vocale che convinse tutti delle sue capacità. Paradossalmente, la meno convinta risultò essere lei, che attraversò una serie di fasi di profonda indecisione, finchè assunse definitivamente il ruolo di cantante dei Cocteau Twins.

Durante il primo periodo di prove, le affinità artistiche tra Elizabeth e Robin si svilupparono in un legame emotivo ed affettivo sempre più profondo, conferendo una nota d'intimità ed intesa perfetta al funzionamento dei meccanismi creativi della formazione. Falkirk è una località situata in una zona industriale, poco in sintonia con una certa iconografia che cristallizza i paesaggi scozzesi come sviluppi armoniosi di una natura ruvida e selvaggia. Forse le scenografie fantastiche e i climi fiabeschi che i Cocteau Twins evocano con variegato vigore emersero come una spontanea reazione alla scarsa poeticità dell'ambiente che in origina li circondava. Si può sottolineare che, sin dagli inizi, i Cocteau Twins mantennero un relativo isolamento rispetto al giro dei gruppi che operavano tra Edimburgo e Glasgow. Questa scelta, se da un lato li sottpose ad un preciso impegno organizzativo (i gruppi che si tengono al di fuori di un rapporto di collaborazione con i musicisti territorialmente contigui hanno problemi pratici un po' più complessi di quelli che già interessano le bands orientate verso la solidarietà e l'interazione) dall'altro li preservò dall'uniformare eccessivamente il loro stile e quello degli altri.

Nel luglio del 1982 uscì
Garlands, il primo 33 giri dei Cocteau Twins. Praticamente ignorato dalla stampa specializzata (piuttosto incline a catalogare la band come una pallida imitazione di Siouxie and the Banshees), Garlands compì un exploit sorprendente, stazionando per un po' nelle zone basse delle charts indipendenti e, successivamente, piazzandosi nelle prime posizioni con una tenacia destinata a protrarre il successo del disco per molti mesi. Opera sobria e rigorosa, Garlands possiede (oltre a una delle più belle copertine nella storia della grafica rock) atmosfere molto cupe e introverse, interpretazioni vocali sommesse e uniformi, estrema dignità d'ispirazione. Episodi come But I'm Not rivelano grandi potenzialità dinamiche, mentre The Hellow Men e la title track lasciano chiaramente presagire che Elizabeth influenzerà profondamente lo stile canoro di molte colleghe dei tempi a venire.

Le affinità con Siouxie sono (e sempre saranno) più apparenti che reali. Successo sorprendente, scrivevo poc'anzi, per molte ragioni: per cominciare, il gruppo non aveva seguito la usuale procedura di interviste con la stampa, più apparizioni televisive, più concerti ravvicinati per lanciare il 33 giri e l'eventuale singolo (allora inesistente). La "classica" session per la trasmissione di John Peel fu registrata dopo l'uscita del disco e replicata per ben tre volte, in seguito alle richieste del pubblico. Ovviamente seccati di essere definiti imitatori di Siouxie, i Cocteau Twins all'epoca erano molto più interessati alle composizioni dei Wire e di Matt Johnson (ed effettivamente, non sono poche le affinità stilistiche tra
Burning Blue Soul, 154 e Garlands.

Nell'ottobre del 1982, in seguito ad una discreta sequenza di concerti, i Cocteau Twins pubblicarono l'Ep
Lullabies, che può essere considerato il primo singolo del gruppo. Nonostante lo stile delle composizioni fosse ancora assimilabile alle atmosfere presentate su Garlands, alcune soluzioni vocali e sopratutto le costruzioni chitarristiche evidenziano la progressiva maturazione della band, sorretta da un prezioso impressionismo dotato di avvincente e dinamica eleganza.

Lullabies occupò lungamente i vertici delle classifiche indies, contribuendo in misura non trascurabile al prolungarsi del successo di Garlands. Il brano più emblematico di quest'opera mi pare Alas Dies Laughin, ma consiglierei l'ascolto dei mirabili equilibri composti in All About An Arklark e della passione profusa in Feathers Oar Blades. Autentici gioielli.

Mentre la stampa britannica, sull'onda dell'incredibile popolarità conquistata da
Garlands, comincia a corteggiare il gruppo, sino ad allora superficialmente snobbato, i Cocteau Twins procedevano con metodo nel loro cammino musicale, tenendo numerosi concerti e puntando la propria non-immagine sulle preziose doti vocali di Elizabeth Frazer.

Ma l'anno dei Cocteau Twins può essere considerato il 1983 (almeno, dal punto di vista degli accadimenti notevoli per la "crescita" del gruppo). In marzo esce
Peppermint Pig, singolo eccellente e inedito (cioè non contenuto su Garlands) così come era stato per i brani di Lullabies). E' una vera e propria sferzata di energia: kla title track rende pienamente giustizia all'affascinante foto in copertina (tutti i dischi dei Cocteau Twins hanno sempre avuto copertine strabilianti per fantasia, sobrietà e raffinatezza tecnica), snodandosi in un solidissimo incedere percussivo che crea ed esalta gli intermezzi lirici di Elizabeth Frazer, memorabili pitture brillanti di una voce appassionata e magica. Magnifica! La stessa attenzione per ritmiche serrate e coinvolgenti è riscontrabile nei due brani del retro, Laugh Lines (che segnala, inoltre, nuove direzioni espressive per la voce) e Hazel. Ennesimo successo di pubblico, benevolmente accolto anche dalla critica, Peppermint Pig richiamò l'attenzione di molti musicisti affermati. Per l'assurdità che regna sovrana sul susseguirsi degli avvenimenti nell'emisfero rock, furono gli Orchestral Manoeuvres in the Dark a richiedere il supporto dei Cocteau Twins per la loro tournèe auropea. Un tour massacrante e alienante per il terzetto di Falkirk: non fu un caso se, per motivi tuttora misteriosi, ma facilmente ascrivibili al rifuto dello stress originato dai concerti di routine all'ombra di stars così discutibili, Will Heggie abbandonò i Cocteau Twins al termine del tour (la cosa parve ancor più strana se consideriamo che Will e Robin erano amici da più di otto anni), mentre Robin ed Elizabeth sino ad allora avevano trovato la forza di tener fede al proprio impegno solo in virtù dell'appoggio emotivo che potevano darsi reciprocamente. Un periodo di ripensamento era inevitabile: è curioso come gli eventi più importanti siano spesso preceduti da circostanze caotiche e nebulose, anche se vibranti di fervore creativo.

Ottobre 1983: esce
Head Over Heels, lavoro semplicemente geniale, disco di atmosfere rarefatte e vigorose impennate poetiche. La voce di Elizabeth (questo dono alla sensibilità del mondo) si manifesta in tutta la sua potenza, in ogni lievissima sfumatura, in tutta la gamma adamantina delle proprie possibilità tonali ed armoniche. Questo disco rivela un nuovo gusto compositivo per i Cocteau Twins: brani appassionanti come In The Gold Dust Rush e Musette And Drums si collocano come efficaci contrappunti all'aggressività ispirativa di In Our Angelhood, alla tensione crepuscolare di When Mama Was Moth, all'irresistibile tenerazza di Sugar Hiccup. E' un trionfo di riflessi su acque lucenti: neanche l'ombra di Narciso, solo tuffi di Sirenetta e voli plananti dell'Angelo Sterminatore...

Head Over Heels si rivela un successo di proporzioni ancora più ampie di quelle già notevoli raggiunte da Garlands: dopo una settimana dalla pubblicazione raggiunge il 22° posto nei top 30 delle classifiche ufficiali inglesi (ed è, come al solito, primo nelle indies).

Il 18 novembre '83 compare
Sunburst And Snowblind, Ep che (per la prima volta) presenta anche un brano già contenuto sul 33 giri (Sugar Hiccup), insieme con tre inediti, tutti molto belli (tra essi mi paiono particolarmente importanti From The Flagstones, perchè contiene soluzioni vocali che anticipano le future direzioni interpretative di Elizabeth Frazer, e Because Of Whirljack, uno studio sul ritmo che i Cocteau Twins svolgono con sapiente dinamicità). Arriva la prima copertina (di giornale specializzato) "importante": è quella del New Musical Express, che dedica ai Cocteau Twins un'ampia intervista.

Le sorti di
Head Over Heels si preannunciano più che rosee, e infatti il disco è tuttora in classifica (mentre sto allestendo questo articolo).

La primavera del 1984 vede i Cocteau Twins in tounèe con gli australiani Dead Can Dance, loro colleghi di etichetta (4 AD). Sono concerti in cui Robin ed Elizabeth vengono accompagnati dal bassista Simon Raymonde (ex Drowing Craze), che si è unito alla formazione durante le registrazioni del nuovo singolo (questa volta tre brani completamente inediti:
Pearly Dewdrep Drops - che fa conoscere i Cocteau Twins anche in Italia, grazie all'intensa programmazione delle emittenti radiofoniche - Pepper Tree e la stratosferica Spangle Maker, uno dei massimi vertici raggiunti dai Cocteau Twins.

In questo periodo Elizabeth raggiunge notevoli profondità di comunicazione emotiva con il pubblico: al Victoria Palace, dopo solo quaranta minuti di esibizione, i Cocteau Twins si ritirano perchè Elizabeth ha dei gravi problemi alla voce. Però il biglietto è costato quattro sterline, ed Elizabeth, con notevole sforzo, lottando con le corde vocali doloranti, scossa dai singulti di un pianto irrefrenabile, ritorna sul palco per spiegare e scusarsi, salutando con il bis di
Pearly Dewdrop Drops. La gente ha capito e applaude, gettandole fiori bagnati di lacrime.
Sul finire dell'estate, tra agosto e settembre, i Cocteau Twins incidono
Treasure, il loro terzo e meraviglioso 33 giri, negli studi di Edimburgo e Londra. Il disco esce nel novembre '84, raccoglie unanimi recensioni positive e compie i primi passi verso un massiccio successo di pubblico, offrendo un'immagine (ma il termine è impreciso) dei Cocteau Twins che li consacra tra le formazioni più interessanti della scena musicale britannica e mondiale.

I Cocteau Twins non sopportano che la loro arte venga etichettata e catalogata, non vogliono far parte di alcuna corrente musicale, non amano dare significati e definizioni perchè sono convinti che la loro musica sia l'unica risposta, l'unica interpretazione possibile della loro umanità di musicisti schivi e sfuggenti. E' vero, ed è un'attitudine molto positiva: ognuno può avere la capacità, la possibilità e la sensibilità per capire che cosa amare (e perchè) nella trasparente musicalità dei Cocteau Twins. Non ci dev'essere costrizione, ma interesse spontaneo, curiosità, entusuasmo. La maggior parte dei loro testi risulta incomprensibile, ma questo garantisce una libertà assoluta (ogni testo può contenerli tutti, ognuno di noi puà scrivere il proprio testo) e dimostra che il fascino del gruppo valica facilmente i limiti idiomatici di ogni canzone. Entra nel sangue attraverso il respiro delle pelle, fluisce rapido dal cuore alla mente lungo sentieri di granito e velluto. (...)

Alessandro Colavolo da Rockerilla n° 53 gennaio 1985


- The Spangle Maker
(1984) 4AD bad 405 - vinile

1. The Spangle Maker - 2. Pearly.Downdrop's Drops - 3. Pepper-Tree

Musicians:
Elizabeth Frazer, Robin Guthrie, Simon Raymonde

Produced by Cocteau Twins
Cover photo by 23 Gertrude Kasebier

- Garlands
(1982) 4AD cad 211 - vinile

1. Blood Bitch - 2. Wax And Wane - 3. But I'm Not - 4. Blind Dumb Deaf - 5. Shallow Then Halo - 6. The Hollow Men - 7. Garlands - 8. Grail Overflowenth

Musicians:
Elizabeth Frazer, Will Heggie,
Robin Guthrie

Produced by Cocteau Twins
Cover by 23 Envelops

Una copertina incantata, per una musica da sogno o incubo, come preferite. I Cocteau Twins arrivano a questo esordio discografico con un'opera sicuramente degna di ogni attenzione, anche se non tremendamente innovativa. Come pochi, sanno rifuggere dall'imperante disco-beat, ed anzi si tuffano nel vortice di atmosfere cupe e sognanti, con piglio deciso ed un incedere talvolta inquietante. I punti di riferimento da tenere in mente sono Siouxsie, che la cantante Elizabeth riecheggia da vicino, ed un certo modo di sonorizzare Bill Nelson. La peculiarità del gruppo può essere questo bilanciamento fra l'ideologia "no future" ed una visione molto più romantica e decadente. Insomma una specie di summa sonora delle ultime tendenze britanniche.
Non credo ch il disco raccolga troppe vendite proprio perchè il discorso musicale è spesso frazionato, ed in alcuni momenti si istaura una fatica d'ascolto non indifferente, ma sicuramente questi Cocteau Twins meritano di essere seguiti con attenzione. Merita di superare le incertezze per cogliere le raffinatezze che in alcuni momenti questi musicisti riescono a regalare.
Un gradino sopra gli altri è sicuramente il pezzo d'apertura dell'album,
Blood Bitch, veramente corposo e denso. Altra selezione da segnalare con cura è The Hollow Men che può forse essere erett a manifesto ideologico del gruppo.
Una promessa quindi e non già una certezza, ma nessuno oggigiorno pretende miracoli. Meglio raccogliere questo frutto tutto sommato ancora acerbo e conservarlo per tempi migliori. Siamo sicuri che la maturazione arriverà in fretta.
Roy Zinsenheim da Rocherilla n° 32 marzo 1983

- Treasure
(1984) 4AD cad 412 - cd

1. Ivo - 2. Lorelei - 3. Beatrix - 4. Persephone - 5. Pandora - 6. Amelia - 7. Aloysius - 8. Cicely - 9. Otterley - 10. Donimo

Musicians:
Elizabeth Frazer, Simon Raymonde,
Robin Guthrie

Produced by Cocteau Twins
Recorded at Palladium Studios, Edinburgh and Rooster, West London during August and September 1984
Engineering by Jon Turner and Droston J. Madden

Emozionanti proporzioni dell'eternità. I Cocteau Twins invitano surrealmente all'esplorazione magica di vorticanti rimembranze emotive. Creazione e avvicendarsi di scintille, parole brillanti sul rogo di un mistico linguaggio dalla musicalità estatica ed inquietante. Non è più incantesimo, non è ancora trance. E' un vertice di sensibilità sospesa nel ruotare di mille soli, essenza estrema di irresistibili dolcezze, suono sublime di metamorfosi arcane. Eccezionale sensualità nel senso più puro. Pitture rupestri e luccichii nevosi, le modulazioni di Elizabeth Frazer, gli arpeggi di Robin Guthrie, la mite poesia di Simon Raymonde.
Ivo è un caldo zampillare di chitarre adamantine negli echi boreali di pulsanti vocalità vellutate. Lorelei è un racconto multiforme e prezioso, sussurrato sotto la luna da bimbi nascosti nei covoni di spighe. Con gli occhi sgranati alle torce dei druidi. Cicely riluce nebulosa in spirali di braci irradianti. Cristalli elettronici e batteria martellante, voci che fendono la notte sibilando nei focolari silenziosi di un villaggio assediato dai ghiacci. La band utilizza sonorità roventi per straniare i contorni delle armonie in sorprendenti proiezioni cosmiche. Analoga possenza apocalittica risplende nell'intro di Donimo, conceendosi alle estasi improvvise di un lancinante gospel gotico. Otterley palpita di accordi sinuosi e parole mormorate negli sbuffi di un maestrale che trascina i sogni di This Mortal Coil.
I Cocteau Twins sono bardi del mondo antichissimo e traslucente che conosce le pasioni di Atlantide, la tenerezza di favole celtiche, le fluttuanti magie di canzoni che accompagnano errabondi fabbricanti di lustruni tra le case e le nebbie. La copertina di
Treasure è una quieta meraviglia di chiaroscuri, sfumature e sovrapposizioni perfettamente complementari al continuo e limpido rigenerarsi di un'opera dallo stile etereo e generoso. Il vero tesoro è tale perchè è solo, ma può essere di tutti.
Alessandro Calovolo da Rockerilla n° 52 dicembre 1984

- Victorialand
(1986) 4AD cad 602 - cd

1. Lazy Calm - 2. Fluffy Tufts - 3. Throughout The Dark Months Of April And May - 4. Whales Tails - 5. Oomingmak - 6. Little Spacey - 7. Feet-like Fins - 8. How To Bring A Blush To The Snow - 9. The Thinner The Air

Musicians:
Elizabeth Frazer, Richard Thomas,
Robin Guthrie

Produced by Cocteau Twins

Ennesimo incontro con i Cocteau Twins, un appuntamento a cui non si può mancare e nemmeno arrivare in ritardo perchè ogni volta c'è sempre qualche sorpresa che ci attende, perchè sempre sarà poi un sorriso nuovo a increscarpi sulle nostre labbra, un sorriso difficile da interpretare, a metà strada tra il più completo appagamento spirituale e la malinconia di un addio detto senza rancore, tra lacrime invisibili, trasparenti.
Per i Cocteau Twins il rischio di saturare il mercato discografico con la messa in circolazione a brede distanza dei loro lavori, a questo
Victorialand, nove brani registrati a 45 giri, e infine al prossimo album che pare debba uscire entro l'anno, è ben lungi dal prendere consistenza in quanto il gruppo segue coerentemente, certo, le proprie fondamentali linee ispiratrici che oramai abbiamo imparato a riconoscere sin dalle prime note, ma sa anche divagare sui temi acquisiti con sapienza, estro e fantasia. Non è facile entrare a far parte del mondo dei "nostri", in sintonia con i loro lunghi fraseggi, ma dopo esserci riusciti, dopo aver condiviso le loro serate e i nostri cuori, allora non si vorrà più uscirne. Lontano quindi gli avventori, gli amanti pagati a colpo, e venghino invece quelle persone non capaci di rinunciare alla dolcezza e al piacere dell'abitudine, anche malsana: una sigaretta e quattro note in ordine sparso possono diventare istanti di felicità.
Ritroviamo cos' Elizabeth Frazer a interessare i suoi arazzi vocali, colorati e leggeri come pime di sconosciuti volatili, e Robin Guthrie a sfumare d'evanescenza le sue chitarre brillanti e cristalline, Simon Raymonde invece si è fermato un attimo, ad aspettare il nuovo plenilunio, e l'assenza del suo basso è rimpiazzata dall'operato di Richard Thomas, componente dei Dif Juz, sempre della scuderia 4AD, a conferma dell'intercambiabilità tra i membri dei vari gruppi nell'ambito di tale etichetta che definisce un'ingegnosa politica artistica, positiva per la creatività del singolo e per i risultati che si ottengono dal lavoro in comune.
Victorialand è quindi il logico preseguo dello scorso album, quel Treasure prezioso e fatale, e trova con esso, nella costruzione di tipiche atmosfere sognanti ed eteree, al tatto impalpabili come sfuggenti al richiamo di un più alto desiderio, il punto di maggior contatto, mentre si affinano ancor di più, ad uno stadio di purezza celestiale, i passagi, gli intermezzi, le perizie tecniche delle varie composizioni. Queste ultime fanno così parte di un compatto microcosmo, legate tra loro da un'evidente omogeneità che accentua i loro momenti introspettivi rendendole meno praticabili di quanto altre canzoni firmate Cocteau Twins fossero state. Proprio per quanto detto risulta ancora più difficile estrapolare, da un'opera come Victorialand, episodi e situazioni musicali particolari, ma cià non influisce naturalmente sulla bontà dell'operato dei due gemellini. Se volessimo comunque tentare una visisezione di questa ennesima, splendida creatura, non potremmo evitare di menzionare la sfavillante poesia del brano d'apertura Lazy Calm, introdotta da una lunga e soave parte musicale caratterizzata dal sax di Richard Thomas, oppure il folklore magico delle lande sconosciute di Feet-like Fins.
In tutto il disco comunque si respira quel clima di magia e d' incantesimo a cui i Cocteau Twins ci hanno abituato, ed anche se raccolgono da più parti dubbi sulla presunta staticità creativa in cui il gruppo può sembrare essersi incuneato da
Treasure in poi, io credo che l'inconfutabile spessore artistico di Victorialand dovrebbe far evaporare tali incertezze come gocce di rugiada al sole.
Clara Cortellazzi da Buscadero n° 59 maggio 1986

- The Moon And The Melodies
with
Harold Budd
(1986) 4AD cad 611 - cd

1. Sea, Swallow Me - 2. Memory Gongs - 3. Why Do You Love Me? - 4. Eyes Are Mosaixs - 5. She Will Destroy You - 6. The Ghosts Has No Home - 7. Bloody And Blunt - 8. Ooze Out And Away, Onehow

Musicians:
Elizabeth Frazer, Saimon Raymonde, Robin Guthrie,
Harold Budd, Richars Thomas

Produced by Cocteau Twins and Harold Budd

I Cocteau Twins tengono a far sapere al proprio pubblico che l'album in questione non è da considerarsi un lavoro da inserire nella discografia che porta loro nome, quanto piuttosto una collaborazione che ha condotto a determinati risultati vinilici, non è un caso che, in copertina siano riportati i loro nomi per esteso dopo quello di Budd, come se i tre volessero disfarsi da un legame fattosi, per questa occasione, troppo vincolante; però, detto francamente, ad ascolto del disco ultimato, le precisazioni di Elizabeth e Robin paiono più che altro delle "questioni burocratiche" che si preferisce non lasciare in sospeso. E' infatti immediata la consapevolezza di essere al loro cospetto, vale a dire che è inconfondibile non soltanto il canto della Frazer, la qual cosa può apparire anche ovvia, ma pure le melodie che fuoriescono dai solchi del disco, come sempre delicate ed avvolgenti; le atmosfere, ritratte al solito nei loro imprecisi tratti chiaroscurali; la costruzione stessa dei brani, che tipicamente si aprono improvvisi ed emozionante ariosità dimentichi, quasi, della loro soffusa intimità. Non è quindi un reale ibrido, nel senso positivo del termine, quello che scaturisce da The Moon And The Melodies, un ibrido che vedrebbe cioè una più stretta connessione musicale ed una più evidente ingerenza artistica, biunivoca chiaramente, tra i diversi personaggi in questione. Quanto detto resta una semplice constatazione di fatto, che se da una parte vuole asserire o ipotizzare la possibilità, affatto accertata, di un diverso risultato finale attestante una più completa compenetrazione di talenti, dall'altra prescinde categoricamente da qualsiasi giudizio riguardante l'opera, cui invece si appresta ora.
L'album comprende otto episodi, suddivisi equamente tra strumentali e non, tutti di rara bellezza, e, credetemi, non sono parole di una fanatica, perchè la peculiarità dei Cocteau Twins, continueremo a chiamarli in questo modo per comodità, non è quella di sbalordire l'ascoltatore con il continuo rinnovamento della propria ispirazione, quanto invece di prospettarla da diverse angolature, calibrandone i cambi cromatici attraverso lente sfumature piuttosto che non stacchi netti di tonalità decise. Vien spontaneo, come dicevo poc'anzi, parlare di "inserimento" delle tastiere di Harold Budd, dei suoi emozionanti fraseggi pianistici, nel sound dei Cocteau Twins, e questo oltre ad un vero intendimento dell'opera porta anche ad un essenziale arricchimento della musicalità e della rarefatta calma a cui il nostro orecchio è ormai avezzo, e che trova la celebrazione di questo connubio in brani cantati come
Sea, Swollow Me, mentre in strumentali come Memory Gongs viene accentuato, con ottimi risutati, la concentrazione solitaria di Budd orientata verso musiche d'atmosfera. Altre componenti vengono comunque a far parte di quest'ultimo album, contribuendo tangibilmente al suo responso positivo, in primis l'uso della voce di Elizabeth sempre più ardito ed in diverse occasioni sovrainciso e sdoppiato come si stesse sognando di sognare (molto bella sotto questo punto di vista Eyes Are Mosaics), e in secondo luogo l'inserimento in un paio di brani del sax di Richard Thomas (Dif Juz) che si fonde perfettamente con le atmosfere affrontate dai Cocteau Twins ma sopratutto da Budd, valorizzandole, se possibile, ancor più. Pare proprio un gioco fantastico, di quelli che eravamo solito fare da piccoli quando ancora esisteva il mondo delle fiabe; ora non ne conosciamo più le regole, completamente scordate negli anni trascorsi, ma forse... se solo ci fosse uno spicchio di luna ed una dolce melodia...
Clara Cortellazzi da Buscadero n° 65 dicembre 1986