Luciano Berio



album in pagina:

- Nones, Allelujiah II, Concerto For    Two Pianos
- Berio Conducts Berio
- Points, Folk Songs, Sequenza VII,     Laborintus II


- Nones, Allelujiah II, Concerto For Two Pianos
(1976) RCA Red Seal rl 11674 - vinile

1. Nones - 2. Allelujiah II - 3. Concerto For Two Pianos

Musicians:
London Symphony Orchestra, BBC Symphony Orchestra, Bruno Canino, Antonio Ballista (conductors: Pierre Boulez and Luciano Berio)

Produced by Charles Gerhardt
Engineering by Robert Auger and Philip Wade
Cover art by Lyle Wachovski and David B. Hecht

- Berio Conducts Berio
(1977) RCA Red Seal rl 12291 - vinile

1. Points On The Curve To Find 13.18 - 2. Concertino 9.29 -
3.
Cheminis IV 10.55 - 4. Linea 13.52

Musicians:
Anthony Di Bonaventura, Anthony Pay, Nona Liddell, Heinz Hollinger, Katia Labeque, Marielle Labeque, Jean-Pierre Drouet, Sylvio Gualda

Produced by Charles Gerhardt
Engineering by Robert Auger
Cover art by Terry Steadhan

Lo stile di Luciano Berio negli anni Cinquanta, al pari dei suoi compatrioti e contemporanei Luigi Nono e Bruno Maderna, ha accentuato la tendenza al serialismo post-weberiano e all'impegno di tecniche elettroniche. La sua produzione successiva tuttavia ha registrato un mutamento di segno, nell'interesse alla indeterminatezza nonchè ad approci di stampo più tradizionale. Questo ha spesso dato luogo ad un eccletismo d'impronta altamente personale,, coinvolgendo a volte musica d'ambito tonale in cui venivano assimilate e riciclate citazioni da altri compositori nonchè dallo stesso Berio. Ma la verità delle avventure affrontate porta sempre il marchio di una fervida personalità creativa, pervasa da un profondo senso umano, specialmente quando l'immaginazione è stata stimolata da scritti di artisti come Dante, Elliot, Joyce, Auden e Brecht.
Points On The Curve To Find per pianoforte e ventidue strumenti fu scritto per Anthony Di Bonaventura ed eseguito la prima volta al Festival di Donaueschingen nell'autunno del 1974. Berio ha fornito in proposito la seguente nota illustrativa: <<La parte del piano (quasi sempre monofona) va intesa quasi tracciasse una curva, una linea continua, che rincorre in maniera per lo più cistante, mentre gli altri strumenti vengono a fondarsi su di essa per interpretarne e chiarirne le armonie che la caratterizzano>>. Il trattamento monofonico adottato da Berio per il pianoforte esalta, in sede sonora, quella che è una precipua limitatezza dello strumento, cioè la decadenza estremamente rapida dei suoi toni. Nel brano il movimento è virtualmente inflessibile. In effetti sono pressochè inesistenti le note sostenute per almeno due terzi del lavoro. Soltanto in via del tutto occasionale gli strumenti a fiato riescono ad interporre ogni apparenza di stabilità e determinatezza. L'aspetto di maggiore interesse strutturale è dato dal fatto che il lavoro nel suo insieme sembra trarre il suo impulso e la sua logica derivazione dal trillo iniziale in do diesis, per condurre poi la musica ad una soluzione conclusiva su un unisono sostenuto in re.
Concertino porta la data del 1951, l'anno del diploma di Berio al Conservatorio di Milano, ed è scritto per clarinetto solo concertante e violino con un complesso cameristico che comprende celesta, arpa e archi. E' un lavoro sostanzialmente bifronte perchè prende a prestito, da una parte, materiale dell'età barocca e del primo Novecento e dall'altra preannuncia i dettagli seriali di Berio d'ispirazione weberiana, dell'ultimo scorcio degli anni Cinquanta. In linea di principio questa composizione rende omaggio allo schema del concerto grosso barocco, per la contrapposizione tra sezioni disiuguali di strumenti; e in effetti alcuni dei suoi ritmi punteggiati in maniera incisiva risultano inequivocabilmente di stampo barocco. Ma il paesaggio orchestrale, specialmente le delicate sonorità della celesta e dell'arpa, per non citare l'impiego del silenzio, sembra rialacciarsi più direttamente ad Anton Webern. Con questo, non s'intende affermare che Concertino è un lavoro seriale. Al contrario, si ritorna continuamente, da parte di Berio, alla tonalità di do, e senza fallo per quasi tutto il lavoro, che si basa nel complesso su uno schema ternario (A-B-A) che corrisponde alla seguente successione di tempo: Allegretto (semiminima=64) - Vivace (semiminima=132) - Allegretto (semiminima=64). La Coda, pur se sembra suggerire una frantumazione sonora, rappresenta in effetti un'abile trasformazione e sintesi delle relazioni intervallari di terza e di seconda che traggono la loro origine dalle battute iniziali del lavoro.
Cheminis IV per oboe e trdici archi fu conosciuto la prima volta a Londra il 17 ottobre del 1975, a cura degli stessi esecutori che si ascoltano nella presente registrazione. Nell'occasione veniva festeggiato, con una settimana di anticipo, il cinquantesimo geneattico di Berio. Dedicato  a Nicholas Snowman, Cheminis IV segue un tracciato riconducibile a Sequenza VI (1966) per viola, da cui hanno tratto origine Cheminis II (1967) e Cheminis III (1968) per viola e nove strumenti. Con sagace sovrapposizione strumentale ed estensione di frammenti motivici, Berio elabora in Cheminis IV una polifonia degli opposti in cui si combinano elementi dinamici e statici. Del tutto evidente è la maniera con cui il ronzio unificatore sul tono di re e la filigrana degli archi, relativamente statica, instaurano un contrappunto ai rapsodici, nervosi e variamente articolati interventi dell'oboe. Viene così a realizzarsi un ambiente sonoro integrale che sembra situarsi al di fuori del tempo. Il complesso processo d'estensione e redefinizione delle relazioni tra le varie parti di lavoro è una caratteristica intrinseca all'operare compositivo di Berio: prendendo in prestito un concetto terminologico della psicologia del "Gestalt" (Figura), quanto è forma in una composizione di un ciclo diviene fondamento in un'altra e viceversa. Berio ha accostato questo procedimento alla relazione intercorrenti tra i veli di una cipolla, nell'illustrare il tracciato dei primi tre lavori del ciclo Cheminis con queste parole: <<I tre lavori si pongono in interrelazione reciproca pressochè simile a quella che esiste tra i veli di una cipolla, che sono distinti, separati e pure internamente avviluppati l'uno nell'altro; ogni nuovo velo crea una nuova ed interrelata superficie, mentre ogni velo più esterno assume una nuova funzione non appena viene coperto dalla successiva>>.
Linea, che porta la dedica a Vittoria Ottolenghi, è la prima musica scritta espressamente da Berio per la danza. Fu composta nel 1973 per la Compagnia di Balletto di Felix Blaska. Gli strumentisti di quel complesso suonano nella presente registrazione, le parti di due pianoforti, di un vibrafono e di una marimba. Questo lavoro fu conosciuto per la prima volta in America il 15 febbraio 1977 nel corso della "Y New Music", il ciclo di concerti organizzati da Alan Marks alla "92nd Street YN-Ywha". Berio adotta in questo lavoro tecniche analoghe a quelle impiegate in numerose composizioni precedenti, da Cicles, a Tempi Concertanti, a Concerto Per Due Pianoforti, attentamente controllando i gradi di simigliarità e di differenza tra gli esecutori di un complesso. La sottolineatura di queste correlazioni è un semplice concetto introdotto all'inizio e poi cistantemente trasformato. Berio ne fornisce una descrizione con le seguenti parole: <<Il soggetto o tema di Linea è costituito dalla costante trasformazione di una melodia molto semplice in articolazioni più complesse, differenziate e indipendenti. Talvolta i quattro strumentisti vengono ad incontrarsi sulla stessa linea ("cantando" la medesima melodia); talvolta essi divergono e danno l'impressione di suonare ciascuno una musica dirrente -pur sempre generata da quell'onnipresente melodia che, di conseguenza, viene ad essere talvolta riconoscibile (come all'inizio) e talvolta è presente soltanto come un filo nascosto ma che sorregge tutto>>.
Joshua Barrett dalle note di copertina

- Points, Folk Songs, Sequenza VII, Laborintus II
(1999) Aura aur 171 -cd

1. Points On The Curve To Find 10.25 - Folk Songs: 2. Black Is The Colour 2.22 - 3. I Wonder As I Wonder 1.33 - 4. Loosin Yelav 2.01 - 5. Rossignolet Du Bois 1.16 - 6. A La Femminasca 1.34 - 7. La Donna Ideale 1.12 - 8. Ballo 1.36 - 9. Motettu De Tristura 1.30 - 10. Malurous Qu'o Uno Fenno '50 - 11. La Fiolairè 2.24 - 12. Arzebaijan Love Song 2.14 - 13. Sequenza VII 7.01 - 14. Laborintus II 29.47

Musicians:
Anthony Di Bonaventura, Orchestra della Svizzera Italiana, Cathy Berberian, Heinz Holliger, Luisa Castellani, Isabelle Mili, Magali Schwartz, Federico Sanguineti