Back Door



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- Back Door
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8th Street Nites



La meritocrazia non è mai esistita, nemmeno in musica. Chi è arrivato tardi ha perso un treno che non è più passato, altri non hanno viaggiato gratis per anni. Prendiamo un gruppo come i Back Door, oggi completamente misconosciuti, e vediamo come sono andate le cose.

Provenienti da Redcar e Middlesbrough nella contea del North Yorkshire, profondo nord dell'Inghilterra, il trio formato dal bassista Colin Hodgkinson, dal sassofonista Ron Aspery e dal batterista Tony Hicks decide nel'71 di autonominarsi umilmente Back Door e inizia a girare alcuni pub della zona come lo sperduto Lion Inn a Blackey Ridge, un luogo più adatto come location alternativa per l'Overlook Hotel di Kubrick che per delle session jazz. I tre, dotati di una tecnica individuale davvero invidiabile per i tempi, si fanno la solita gavetta. Hodgkinson è un bassista come allora non se n'erano ancora visti, forse il primo a fare del basso elettrico uno strumento solista, perfetto per integrarsi con il sax alto e soprano (raramente il flauto) di Aspery. Il gruppo ha una compattezza straordinaria all'interno di un teso e vibrante jazz rock dal taglio molto personale e molto poco derivativo. Niente effetti, niente elettronica, nessun bluff virtuosistico. I brani dei Back Door sono brevi ma iper-concentrati, agglomerati di riff (a volte impossibili, a volte melodicamente perfetti) e assoli precisissimi, senza mai una sbavatura, ma nemmeno quella sterile autocompiacenza che spesso invece viene esibita da gruppi che vantano capacità tecniche analogiche. Orbene questo specie di Jimi Hendrix Experience che suona come pochi si affanna in giro per i pub a suonare, cercando per un lungo periodo uno straccio di casa discografica.

Il marchio infamante del "non commercial appeal" passa di ufficio in ufficio, fino a quando i tre decidono di fare da soli. Si autoproducono quindi
Back Door, ne stampano 1.000 copie e se lo vendono tra una pinta di birra e l'altra al Lion Inn. Poi, come c'era da immaginarsi, una copia di quel 'Lp arriva sulla scrivania di un redattore del New Musical Express che fa "scoppiare" il caso. Recensioni superlative, inviti a partecipare all'orgia musicale londinese con concerti prestigiosi al Ronnie Scott e una serie di venues come spalle di Chick Corea, Miles Davis ed Emerson, Lake & Palmer. Si fa viva anche la Virgin di Branson, ma i tre firmano per la Warner Bros. (probabilmente una scelta non fortunata). Comunque ecco qui il disco ristampato da una major un anno dopo il precedente. Art work e produzione appartengono a un perduto, e sempre affascinante, mondo del fai da te. Il piccolo pub in mezzo alla bruna e alla neve fa bella mostra copertina assieme a un corteo di quattro pecoroni sotto i quali viene piazzata la foto dei Back Door vestiti in modo non dissimile dai quadrupedi. Il suono del disco, catturato attraverso un primitivo quattro piste, è assolutamente inscatolato,, chiuso da un taglio di frequenze che toglie profondità. Eppure, quasi per miracolo, uando ci sono leidee non occorrono i brillantini. La scaletta dell'album dispiega così un fior da fiore di piccoli gioiellini di jazz-rock britannico. Dodici pezzi tra cui è arduo scegliere i più rappresentativi. Vienna Breakdown è un funky soul con dei break in stile Mahavishnu Orchestra; Askin' The Way un quasi-standard jazz con tema e assolo di Aspery su una base di basso che gorgoglia come un cratere di lava incandescente; in Turning Point sembra di sentire all'opera il babbo di Les Claypol, non tanto per lo slap, quanto per il modo di arpeggiare che -per quanto se ne sa- non trova riscontrinel periodo. Ad ascoltare Slivadiv l'impressione che al posto dei Back Door si siano materializzati i Primus diventa allucinatoria: manca la voce, come richiesto dall'industria per uscire dal "non-commerciale", ma siamo proprio da quelle parti. Sul lato B vengono inanellati una serie di pezzi di grandissima intensità. Catcote è un brano dal tema impossibile, un groviglio di note che si impennano e si rincorrono su figurazioni intricate, che tra le bacchette di Hicks sembrano facili come il più banale dei 4/4. Infine Human Bed, un duetto per basso e flauto su una suadente melodia malinconicamente anni '70, poi Walts For A Wollum e Folksong altri due gioielli vagamente cool con suoni molto ricchi di commistioni in sintonia con il suono europeo di ECM. Sono quelli in cui anche Aspery dimostra una gran bella gamma di colori.

Nonostante quindi le premesse che potevano far pensare a un nuovo miracolo della provincia -e se i tre fossero nati a Canterbury avrebbero avuto ben altri amici- i Back Door, dopo altri tre 'Lp, qualche ottima recensione anche in Italia, l'innesto di un'altraeminenza grigia come il pianista Dave McGrae (Nucleus, Matching Mole e Soft Machine) scompaiono nel '77 senza lasciare molte tracce. Negli ultimi anni una reunion, un salto al Lion Inn tra i vecchi amici e poi la scomparsa di Aspery e di Hicks. Oggi rimane Hodgkinson che, pur potendo vantare negli anni prestigiose collaborazioni come lo Spencer Davis Group, Alexis Corner e Jan Hammer, si è perso nel ruolo di virtuoso che esegue in modo mirabolante (e canta) vecchi blues, senza però aggiungere granchè al filone. Anche perchè, oggi come oggi, di bassisti da far spavento nè è pieno il mondo.

Michele Coralli da Blow Up n°  150 Novembre 2010


- Back Door
(1973) Warner Bros K 46231 - vinile

1. Vienna Breakdown - 2. Plantagenet - 3. Lieutenat Loose - 4. Askin' The Way - 5. Turning Point - 6. Slivadiv - 7. Jive Grind - 8. Human Bed - 9. Catcote Rag - 10. Waltz For A Wollum - 11. Folksong - 12. Back Door

Musicians:
Colin Hodgkinson, Ron Aspery, Tony Hicks

Recorded in London, England on June 3 and 4th 1972

- 8th Street Nites
(1973) Warner Bros K 46265 - vinile

1. Linin' Track
4.01 (Ledbetter) - 2. Forget Me Daisy 2.14 (Aspery/Hodgkinson) - 3. His Old Boots 3.21 (Aspery/Hodgkinson) - 4. Blue Country Blues 2.47 (Aspery/Hodgkinson) - 5. Dancin' In The Van 1.52 (Aspery/Hodgkinson) - 6. 32-20 Blues 2.25 (Johnson) - 7. Roberta 2.50 (Ledbetter/Lomax) - 8. It0's Nice When It's Up 2.25 (Aspery/Hodgkinson) - 9. One Day You're Down 3.33 (Aspery/Hodgkinson) - 10. Walkin, Blues 3.15 (Johnson) - 11. The Bed Creaks Louder 2.21 (Aspery/Hodgkinson) - 12. Adolphus Beal 3.52 (Aspery/Hodgkinson)

Musicians:
Colin Hodgkinson, Ron Aspery, Tony Hicks

Recorded at Electric Lady Sound Studio, New York, June 1973
Produced by Felix Pappalardi
Engineering by Bob D'Orleans
Cover photo by Robert McFarlane